26 Ottobre 2022

Cosa dire in confessione?

Come ci si confessa? Cosa si deve dire al sacerdote in confessione? Che differenza c’è tra confessione e direzione spirituale? Ecco qualche risposta ai dubbi di una 22enne.
Giovani si confessano durante la Giornata mondiale della gioventù (GMG) 2016 a Cracovia, in Polonia.
Giovani si confessano in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) 2016 a Cracovia, in Polonia.
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«Buona sera. Sono Marianna, ho 22 anni e frequento la GiFra (Gioventù Francescana). Vi scrivo perché vorrei avere un chiarimento. So benissimo che il sacramento della confessione è importante per ogni cristiano, però purtroppo non so davvero come farla, non so cosa dire. È possibile chiarire questo? Cosa faccio se non ho nulla da dire? La prossima settimana avremo una celebrazione penitenziale. Io mi fermo spesso a riflettere sul mio cammino, però con la confessione ho un po’ di difficoltà perché le cose che vorrei dire sono da “colloquio” con la guida spirituale più che da confessione. Grazie della vostra risposta. Una preghiera»

Marianna, 22 anni, Bari

Ciao Marianna. Grazie della tua condivisione e della tua domanda. Spesso i giovani in cammino come te ci fanno domande riguardo al sacramento della confessione, quindi non sentirti per nulla «strana»! Questo tema è ampio e complesso, e meriterebbe vari incontri di formazione per essere sviscerato e compreso bene in tutti i suoi risvolti per la nostra vita di fede, sia a livello di riflessione della Chiesa (il livello chiamato «teologico»), sia a livello di azione concreta nella nostra esperienza. Qui non posso certo pretendere di esaurire l’argomento. Ti invito, se vuoi, ad approfondire questo tema, magari anche insieme al tuo gruppo di giovani francescani. Lavorarci insieme può portare molto frutto per la vostra esperienza di fede! Nel frattempo, penso possano esserti utili alcune considerazioni, in base alle due domande che emergono dalla tua mail: «Che cosa dire in confessione?» e «Qual è la differenza tra confessione e direzione spirituale?».

Che cosa dire in confessione?

Sappiamo che l’argomento fondamentale della confessione (quella che in teologia si chiama la «materia») sono i peccati commessi: in confessionale chiediamo a Dio il suo perdono e la riconciliazione con lui, con noi stessi e con i fratelli. Ma cosa significa chiedere perdono? Certamente significa prima di tutto riconoscere la propria miseria, il proprio errore, il proprio male. Però pensaci bene: quando io chiedo perdono a qualcuno significa anche che sto riconoscendo che questa persona mi vuole bene e che confido nella possibilità che questo bene sia più grande del mio errore. Chiedere perdono, infatti, significa dire anche: «Riconosco che tu mi vuoi bene e che il bene che ci lega è più forte del male che io ti ho fatto, riconosco che il nostro legame è più importante delle nostre azioni!».

Quindi quando chiedo perdono riconosco tre cose: a) che tu mi vuoi bene; b) che io ho sbagliato; c) che mi fido del nostro legame (sono certo che sa reggere a questo urto). Ecco, se adesso tu sostituisci al verbo «riconoscere» il verbo «confessare», scoprirai che questa è la vera «materia» della confessione: a) confessare l’amore di Dio per noi, b) confessare il mio errore, c) confessare la mia fede nel nostro legame. Questa operazione, questo cambio di prospettiva, è molto importante per la nostra vita di fede! Infatti paradossalmente, quando siamo troppo concentrati sui nostri errori, sui nostri peccati, siamo ancora fermi nel male, prigionieri del male: siamo infatti ripiegati su noi stessi, a guardare solamente «ciò che ho fatto io». La confessione invece mi spinge sì a guardare «ciò che ho fatto io», ma a vederlo nell’ottica di un rapporto, che è fatto anche di «ciò che ha fatto Dio» e di «ciò che insieme facciamo e possiamo fare». È proprio questo che ha il potere di riaprirci lo sguardo, di rialzarci, di farci ripartire!

Cosa significa tutto questo? Significa che la nostra confessione potrebbe essere fatta di tre parti, secondo una scansione che viene da sant’Agostino, e che è stata ripresa molto anche ai giorni nostri (per esempio da Carlo Maria Martini e dallo stesso papa Francesco).
- Confessio laudis: la confessione della lode, «riconosco ciò che hai fatto Tu per me», il riconoscere l’amore di Dio per me, i suoi doni, restituire a lui nel rendimento di grazie tutti i benefici che riceviamo e che ci tengono in vita; questo è il fondamento, il motivo principale per cui possiamo venire in confessione e chiedere perdono; dunque ringrazio il Signore per ciò che lui è per la mia vita e per ciò che lui fa nella mia vita;
- Confessio vitae: la confessione della vita, «riconosco ciò che ho fatto io», il riconoscere le mie azioni, i miei gesti, le mie parole, le mie dimenticanze… Attenzione, qui ci potranno essere alcune cose buone da riconoscere e altre meno buone; ci saranno le nostre espressioni di amore (verso Dio, verso me stesso, verso il prossimo) e le nostre espressioni di egoismo e di male (verso Dio, verso me stesso, verso il prossimo); di tutto il bene che ho potuto compiere rendo grazie a Dio (perché ho potuto compierlo per grazia sua) e di tutto il male chiedo perdono.
- Confessio fidei: la confessione della fede, «riconosco che il nostro legame è più forte di qualsiasi mia azione, che mi fido di Te, che so che possiamo camminare ancora insieme, che posso contare sulla tua misericordia»; affido la mia vita e il mio cammino prossimo al Signore, stando certo del suo perdono e del suo desiderio grande di stare ancora e sempre con me. Gli chiedo aiuto per quelle situazioni e questioni che so che mi mettono alla prova, dove mi sento più fragile, dove devo ancora crescere e maturare nell’amore.

Questi tre termini non sono scelti a caso! Sant’Agostino, infatti, li prende dalla Scrittura. Nella Bibbia il termine confessio (e derivati) assume infatti proprio questi tre significati.
- Confessio laudis: il passo più famoso è nelle parole stesse di Gesù, quando dice «Ti rendo lode (in latino: confiteor, “confesso”), Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11,25).
- Confessio vitae: i passi in questo caso sono molti; il primo che compare nella Bibbia è in Genesi: «Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: “Io devo ricordare (in latino: confiteor, “confesso”) oggi le mie colpe» (Gen 41,9).
- Confessio fidei: qui prendiamo due esempi dal Nuovo Testamento; «Perciò chiunque mi riconoscerà (in latino: confitebitur, “confesserà”) davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò (in latino: confitebor, “confesserò”) davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32); «Sono apparsi infatti nel mondo molti seduttori, che non riconoscono (in latino: non confitentur, “non confessano”) Gesù venuto nella carne» (2Gv 1,7).

In sintesi, quindi, la mia confessione potrebbe essere strutturata così: a) «Grazie Signore perché…»; b) «Scusa Signore perché…»; c) «Per favore Signore…». Una maniera semplice, che aiuta a vivere il sacramento della confessione nella maniera più fruttuosa e buona per la nostra vita. Pensandoci bene, poi, questa è anche una modalità di confessarsi che si potrebbe dire «francescana»! Infatti il «rendere lode a Dio» inteso come «restituire a lui ogni cosa», riconoscendo che tutto viene da lui e che a noi nulla è dovuto, se non il nostro peccato, è tema tanto caro a San Francesco.

Troviamo questa esperienza spirituale in tanti scritti e preghiere del nostro santo: per esempio il capitolo 23 della Regola non Bollata potrebbe essere considerato quasi una «confessione» di Francesco, in cui compaiono proprio questi tre passaggi che continuano a rincorrersi fra loro («Ti rendiamo grazie», «Per colpa nostra noi siamo caduti», «Ti supplichiamo»). Ti invito a rileggerlo: è davvero un capolavoro!

Qual è la differenza fra confessione e direzione spirituale?

Penso che quanto detto fino a qui getti un po’ di luce anche su questa domanda. In generale, i contenuti espressi in una confessione e con la propria guida spirituale talvolta possono essere simili, sebbene il contesto sia molto diverso: la confessione è un sacramento, mentre le direzione spirituale è un colloquio di fede. Ciò che forse fa la differenza è l’atteggiamento. Con la guida spirituale, infatti, si ha un dialogo, in cui si parla tra uomini (o donne) della vita di fede. Nella confessione, invece, in qualche modo io mi rivolgo direttamente a Dio, gli presento appunto la mia confessione e ricevo da Lui (anche se tramite la mediazione di un ministro) perdono e forza per continuare il mio cammino. (Per approfondire leggi qui!)

Ti ringrazio ancora Marianna della tua condivisione e affido al Signore il tuo bel cammino. Se pensi che questa risposta possa essere utile anche ai tuoi amici del gruppo, puoi condividerla con loro. Una preghiera speciale per te. E ricorda: Dio è grande!

fra Nico – franico@vocazionefrancescana.org

 

Data di aggiornamento: 26 Ottobre 2022

1 comments

1 Agosto 2023
Descrizione molto chiara utile. Nn conoscevo felice di aver imparato di aver indicazioni molto importanti x una buona e corretta confessione.
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di Nadia

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