25 Marzo 2021

Dante Alighieri e i frati francescani

Si celebra quest’anno il settimo centenario della morte di Dante Alighieri. Ma cosa c’entra, oggi, questa ricorrenza con la vita di un giovane in ricerca vocazionale e la vita dei frati francescani?
Dante Alighieri e i frati francescani

© Brothers_Art / iStock / Getty Images Plus

Dante Alighieri e i frati francescani

Se la domanda è legittima, in realtà appena andiamo a guardare più da vicino la vicenda del «Sommo Poeta» scopriamo come egli abbia avuto un’ininterrotta storia di comunione e famigliarità con il nostro Ordine Francescano, tanto da segnarne profondamente l’opera poetica e letteraria.

Nella Divina Commedia non è un caso che egli riservi dei versi splendidi a san Francesco in un intero canto a lui dedicato (Paradiso, canto XI ; vv. 28 -117). Dante, infatti, ben conosceva il cammino di ricerca e l’esperienza spirituale di Francesco d’Assisi, nutrendo nei suoi riguardi un grande amore e una grande ammirazione.

Quando ne parla, al sottoscritto che si occupa di discernimenti giovanili, appare quasi mosso da un preciso intento vocazionale, come se volesse specificare e puntualizzare a quanti sono «in ricerca», cosa significhi abbracciare il Vangelo e quindi cambiare vita e poi mostrare il Cristo, vivere per Lui e come Lui.

La sua «passione francescana»

Forse non tutti sanno, inoltre, come Dante abbia gettato le basi della sua immensa cultura e formazione proprio intessendo legami di amicizia con i frati e frequentando i primi corsi di filosofia e teologia presso il nostro convento di Firenze in Santa Croce (e la splendida chiesa annessa).

Secondo alcuni studiosi, a conferma di una secolare convinzione, fu nella giovinezza anche esplicitamente attratto dalla consacrazione religiosa, pensando addirittura di diventare frate. Al termine dell’anno di noviziato però non emise i voti, preferendo orientarsi a una vita laicale. Continuò in ogni caso a custodire e coltivare la sua «passione francescana» aderendo al terz’Ordine secolare.

E proprio in tale veste di terziario, lo si ritroverebbe ritratto, niente meno che da Giotto, negli affreschi della Basilica inferiore di san Francesco in Assisi e precisamente nella vela rappresentante l’Allegoria della castità, dove sono enunciate le tre famiglie dell’Ordine Francescano. Dante, come possiamo intuire, fu un poeta profondamente cristiano e solo da questa specifica identità la sua opera diventa veramente comprensibile.

La tomba custodita dai frati

Anche dopo la morte (13 settembre 1321), la figura del poeta rimarrà legata indissolubilmente ai frati. Il funerale si svolse nella nostra chiesa di san Francesco in Ravenna (città che vide il suo ultimo esilio) e Dante vi fu sepolto, com’era abitudine anche per gli appartenenti al Terz’Ordine, rivestito della tonaca francescana.

La tomba e le sue spoglie sono da allora custodite e ancora venerate in un sacello presso il convento di San Francesco, grazie anche alla premura e tenacia dei frati ravennati che le difesero nei secoli da ogni tentativo di trafugamento da parte dei fiorentini, che più volte le reclamarono con forza. Lo stesso figlio di Dante, Pietro, troverà sepoltura (1364) in un’altra nostra bella chiesa, quella di san Francesco a Treviso, accanto alla tomba di Francesca Petrarca: figlia di un altro straordinario poeta del tempo.

Il Centro Dantesco a Ravenna

Anche per tutti questi motivi presso il nostro convento di Ravenna ha sede attualmente un prestigioso ed importante «Centro Dantesco», diretto proprio da alcuni frati. Al Centro fanno capo una ricca biblioteca con numerosi testi inerenti l’opera e la vita di Dante, mentre negli ambienti attorno al chiostro un rinnovato Museo raccoglie opere d’arte ispirate al poeta.

Il Centro svolge molteplici attività di studio e ricerca in contatto con varie università e altri analoghi centri e circoli danteschi presenti in tutto il mondo. Sovente i frati sono coinvolti in incontri e dialoghi con scolaresche e studenti che giungono in visita, così che Dante diventa occasione preziosa e quasi obbligata anche per proporre ai giovani temi inerenti la fede, la spiritualità o la vocazione francescana. In tal modo, i frati proseguono nella loro missione di evangelizzazione e testimonianza cristiana, anche attraverso la cultura, la poesia e l’arte.

Uno sguardo alle opere e alle attività dei frati

Cari amici, forse vi chiederete il perché di tale «divagazione letteraria» rispetto ai consueti temi più vocazionali che solitamente affronto. In realtà, anche questo post può aiutare qualche giovane a capire e conoscere meglio la nostra vita e le tante iniziative e attività di cui noi frati francescani ci occupiamo.

Queste, infatti, spaziano dalla liturgia all’evangelizzazione, dalle opere di carità alla missione, dalla pastorale parrocchiale e santuariale come al servizio ai più poveri nelle più svariate forme; ma anche ci vedono presenti – a lode e gloria di Dio – nell’ambito culturale, dello studio e della ricerca, dell’insegnamento e della formazione.

E se vuoi diventare frate…

E se, dunque, vuoi diventare frate, il lavoro non ti mancherà!  Così come non ti mancherà la possibilità di esprimerti nei tuoi doni e talenti, nelle passioni, professionalità e competenze, negli studi acquisiti. Insieme ti troverai a vivere da fratello e alla pari, con frati di varia provenienza, estrazione, cultura e mansione (dal grande professore al semplice frate portinaio od ortolano), ma tutti uniti da un’unica chiamata, da un’unica vocazione e idealità, da un unico amore al Signore Gesù e al suo Vangelo. Ci attendono dunque una vigna immensa da custodire e coltivare, campi vastissimi da arare e seminare e irrorare e mietere. Ma come ci ricorda Gesù: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe» (Lc10,2).

Preghiamo dunque fratelli… preghiamo e fidiamoci del Signore!

A Lui sempre la nostra lode.

fra alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

 

Data di aggiornamento: 25 Marzo 2021

1 comments

14 Giugno 2021
bella documentazione grazie
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di gabriella arca

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