Perché ho la sensazione che se ci fossimo divertiti anche di più a vederci i suoi film, ora saremmo tutti un po’ più buoni?!
Bud Spencer, nato Carlo Pedersoli, è morto il 27 giugno scorso, e io ho già nostalgia dei suoi scazzottamenti, magari di quelli in team con Terence Hill. Sembravano pugni mollati da Babbo Natale: non solo perché fisicamente un po’ ci si avvicinava, ma molto più perché erano tutti… a fin di bene! Assomigliavano troppo ai nostri giochi di guerra da bambini: buoni da una parte e cattivi dall’altra, ammazzamenti e zuffe a non finire (qualche volta anche vere, con graffi e contusioni qua e là per gambe e braccia), ma tutto terminava per merenda! Erano pugni molto rumorosi, e potevano durare anche per molti minuti di fila, arrivando a coinvolgere molti contendenti che volavano a destra e sinistra, frantumando finestre e sfondando tavole. Eppure sembravano non far poi così male alla faccia. Ma piuttosto alle coscienze e al cuore… Tant’è che alla fine il bene prevaleva sempre (e neppure ricordo chissà che cadaveri a terra).
Magari ci facessimo guerre così!
Mi sta venendo in mente adesso che il pugno, oltre che fare l’occhio nero all’avversario, serve anche a… bussare (a una porta di legno, ma anche a quella della coscienza o del cuore: mai visto tra due persone che si vogliono bene uno o una battere i pugni piangendo sul petto dell’altro?).
Ma sono però contento! Perché mi sa che il buon Bud Spencer abbia trovato ora in paradiso un pugile par lui, con il quale prendersi a pugni ogni tanto, così, giusto per non perdere il vizio.
E un frate francescano verace, di cui lo stesso san Francesco, che lo aveva comunque voluto come suo compagno durante la malattia (1Cel 102: FF 498-499), tessendo l’elogio del frate minore ideale, sottolinea proprio la forza dei muscoli: «E diceva che sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti santi frati: (…) la robustezza fisica e spirituale di frate Giovanni delle Lodi, che a quel tempo sorpassò per vigoria tutti gli uomini (…)». (Specchio di perfezione, 85: FF 1782)
La tradizione francescana ce ne ha tramandato il nome, «frate Giovanni delle Lodi», il soprannome, «il pugile di Firenze», la stazza, «robusto di corpo», il livello atletico, «dotato di grande forza». Ma anche la fama: «Del gruppo di frate Elia era poi un certo Giovanni, detto delle Lodi, frate laico, duro e violento, torturatore e carnefice pessimo, che, su ordine di Elia, dava la disciplina ai frati senza misericordia». (Salimbene, Cronica 28: FF 2619)
Magari ci si vorrà mettere di mezzo anche san Bernardino da Siena, che siccome non era nenache lui una dama inglese, né uno che le mandava a dire, viene di fatto considerato il santo protettore dei pugili sul ring. Ah, già. È anch’egli un frate francescano. Che vorrà dire?!
Va beh, che Dio ci liberi dal pugno dei violenti (Ger 15,21). Che tutti questi amici «pugili» ci aiutino almeno a imparare a darci dei buoni e salutari pugni. E quando serve, che qualcuno ci dia un bel pugno.
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