01 Giugno 2021

Firenze, il cammino perfetto

Nel capoluogo toscano c’è una «strada verde» che da San Frediano unisce Porta Romana e Porta San Niccolò. Una «green way» capace di restituire il desiderio di muoversi anche a chi, in tempo di pandemia, l’ha perso.

Firenze, il cammino perfetto

È la mia città, questo è il mio quartiere, San Frediano, nell’Oltrarno Fiorentino. Quartiere che, nonostante tutti i cambiamenti sociali, ha attraversato gli ultimi decenni senza tradire la sua anima popolare: i vecchi abitanti hanno accolto, senza inquietudini particolari, i nuovi arrivati, che fossero gli eredi di una storia borghese o gli immigrati, italiani e stranieri, che qui si sono ricostruiti, o stanno provando a ricostruirsi, una vita. Ero consapevole di vivere in una delle città più belle del mondo. Due passi da Ponte Vecchio, l’ombra della Cupola del Brunelleschi a chiudere l’orizzonte. Ma molti anni dopo il mio arrivo nel quartiere, mi sto chiedendo se per troppo tempo non sia stato così abituato alla bellezza, da non accorgermene più. Come se avessi dimenticato di aver abitato sulla frontiera fra la città medioevale e una campagna di orti e oliveti ben dentro i confini urbani. Avrei dovuto guardare con più attenzione la mappa dell’Oltrarno, le strade e i «sentieri» che percorrevano la riva sinistra del fiume.

Un giorno, molti anni fa, una architetta del paesaggio, Maria Chiara Pozzana, e suo marito, il grafico Giovanni Breschi, mi mostrarono una mappa. Erano entusiasti e mi scusarono della mia disattenzione: «Anche noi ci abbiamo messo del tempo a renderci conto che questa parte di Firenze era attraversata da un lungo “corridoio”, da una “strada verde” che da San Frediano, dallo splendore di Boboli all’elegante giardino Bardini, dal viale dei Colli alle Rampe che discendono da piazzale Michelangelo, unisce Porta Romana e Porta San Niccolò, antichi ingressi a Firenze per chi proveniva da Sud».

Era un cammino che si apriva sul panorama perfetto di Firenze. Maria Chiara e Giovanni cominciarono a cullare un sogno, un progetto: una green way fiorentina. Una strada verde in città. Allora abitavano a due passi da Boboli, cuore di San Frediano: uscirono di casa e, mappa in mano, cominciarono a camminare. Non ci volle molto a scoprire che, attraverso un gioco di passaggi, di camminamenti secondari (a volte paralleli e invisibili alle grandi strade), di percorsi nascosti da mura medicee e palazzi superbi, una nascosta green way era pronta a rivelare ai viandanti tutta la sua magnificenza.

La pandemia ha avuto un inatteso effetto collaterale: i fiorentini, ansiosi di sfuggire alla clausura, hanno riscoperto, in sicurezza, questa «campagna in città», e passo dopo passo, proprio per consentirsi di respirare fuori dal chiuso delle case, hanno riconquistato le prime colline dell’Arno. I fiorentini hanno ritrovato un pezzo della città che, in qualche modo, in molti avevano dimenticato.

Il cammino può cominciare dal giardino Bardini. Al suo restauro contribuì, agli inizi di questo millennio, proprio Maria Chiara Pozzana (che qui cominciò a pensare alla green way). Siamo a due passi dal Forte di Belvedere e dal confine occidentale del giardino di Boboli, il più celebre fra i parchi fiorentini. Medici e Lorena, per secoli, si impegnarono a trasformare in una meraviglia questi spazi alle spalle di Palazzo Pitti.

Si esce da Boboli e ci ritrova nel piazzale di Porta Romana. Si comincia a salire fra i piccoli viali dei giardini del Bobolino. Nei brevi anni di Firenze Capitale (fra il 1865 e il 1871) qui venne costruito il Tivoli, un fantastico parco di divertimenti (una sala da ballo, giostre, un campo di tiro con l’arco, ristoranti, birrerie e, spesso, una mongolfiera decollava da qui per volare sopra Firenze). Fu una illusione. Trasferita la capitale a Roma, anche il Tivoli chiuse dopo nemmeno tre anni di vita. Che peccato.

Ma Giuseppe Poggi, architetto fiorentino incaricato di pensare la nuova urbanistica fiorentina, fu capace di trasformare il volto della città. «Sulle colline dell’Oltrarno progettò uno straordinario boulevard». Un meraviglioso parco urbano: Maria Chiara rallenta il suo passo quando cammina per il Viale dei Colli. Sei chilometri di una strada-balcone affacciata su Firenze. Fino a raggiungere il crinale della basilica di San Miniato. Innumerevoli e splendide deviazioni prima di raggiungere piazzale Michelangelo, sedersi accanto a una copia del Davide e godersi il panorama della città.

Ultima discesa a tornanti per raggiungere nuovamente l’Arno. Sono le curve delle Rampe del Poggi, dove, in giardini sontuosi, si coltivano iris e rose. Si aprono grandi grotte. Cascatelle e giochi d’acqua sono stati recentemente ripuliti e riattivati, piante acquatiche hanno ritrovato il loro spazio. Le Rampe sono un luogo unico in Europa. La green way fiorentina approda finalmente al bastione di San Niccolò. Giuseppe Poggi volle che una geografia di panchine di pietra aspettasse chi aveva camminato per questa collina ai confini della città. C’è bisogno di un riposo felice per lasciare scorrere negli occhi le immagini di così tanta bellezza. Una certezza: la green way restituirà, in tempi in cui ancora non sarà facile viaggiare, il desiderio di muoversi. L’apatia di chi, per mesi, è rimasto chiuso in casa verrà sconfitta. Non occorre nemmeno aspettare una inaugurazione ufficiale, basta avere buone scarpe e una piccola mappa: non ci si perde nei cammini dell’Oltrarno, si ritrova una pace che temevamo di avere smarrito.

 

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Data di aggiornamento: 01 Giugno 2021

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