Ida, una piattaforma per il design «made in Italy»
Una piattaforma, ma anche una startup e una rete per promuovere il design made in Italy nel mondo. Si chiama Ida (Italian design agency) e, anche se ha sede a Londra, l’hanno inventata tre italiani trentenni, tutti e tre reduci da esperienze in multinazionali nell’ambito del marketing e del management: Federico Baldelli, Dario Martelli e Francesco Santilli. «Il made in Italy è il terzo brand al mondo dopo Coca Cola e Visa, secondo gli studi di settore» spiega Santilli, amministratore delegato di Ida. Peccato che, nell’ambito del design, questo risultato sia poco tangibile.
«Cercando sul web “italian design”, uscivano risultati a nostro avviso imbarazzanti rispetto a quello che effettivamente l’Italia offre – continua l’ad –. Quindi ci siamo detti: perché non creare un collettore che possa essere espressione di tante piccole realtà che si stanno affermando, alla portata di tutti?». Detto fatto. Nel 2016 i tre amici fondano la piattaforma e iniziano subito a coinvolgere designer. I requisiti per entrare nella loro scuderia? Essere italiani, o al limite essersi formati in Italia, vantare almeno tre anni di esperienza nel settore e, soprattutto, una buona dose di talento.
Oggi Ida raccoglie circa cinquecento studi di design, per un totale di un migliaio di artisti specializzati nei quattro ambiti del visual, fashion, industrial, interior. Oltre a fare da vetrina alle nuove promesse del made in Italy creativo, l’agenzia incrocia domanda e offerta di lavoro, pubblica un magazine e fornisce aggiornamenti su corsi universitari e workshop. «La piattaforma svolge il ruolo di ambasciatrice digitale – aggiunge Santilli –. E se dobbiamo interagire con qualche Paese dove – per lingua, cultura o conoscenze – sia necessario essere affiancati da qualcuno del posto, nessun problema! Attiviamo il principio di “glocalizzazione”: think global, act local. E chiediamo aiuto a uno dei nostri diciotto ambassador sparsi in tutto il mondo».
Una startup così dinamica e globale non poteva che mettere radici nella capitale inglese. «Londra va più veloce e ti rende di conseguenza più veloce – conferma l’amministratore delegato di Ida –. È un porto di business e la sede di molti dei contatti del settore». A pochi anni di vita, il bilancio di Santilli sulla «sua creatura» è oltremodo positivo. «Abbiamo presidiato i grandi eventi del design e chiuso contratti in tutto il mondo. Al momento, poi, stiamo producendo una nuova linea di industrial design (arredamento da interno ed esterno) per una grande azienda del Centro-Italia che lavora il vetroresina. Ci ha contattato lei e noi abbiamo individuato il designer più adatto al progetto: Giuliano Ricciardi».
E così, un passo dopo l’altro, Ida cresce e si rafforza. «La piattaforma è sempre affamata, alla ricerca di nuove linee da realizzare – conclude l’ad –. Una cosa che sicuramente ci può interessare è allargare il bacino a settori più specifici. Penso in particolare alla ristrutturazione di case o alla rivalutazione di edifici abbandonati». Il design, in fondo, è ovunque. Basta saperlo vedere. Meglio ancora se supportati da quella creatività che a noi italiani davvero non manca.
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