Le Piazze della democrazia
Tante le novità proposte in questa 50ª edizione della Settimana sociale di Trieste. Quasi tutte, non a caso, in una direzione ben precisa: quella di un maggiore coinvolgimento della città e dei suoi abitanti, di una maggiore «partecipazione», parola che gli organizzatori hanno posto al centro del tema della democrazia.
E così non solo il cuore di Trieste brulica di stand nei quali associazioni, gruppi, realtà del Terzo settore possono raccontare a chiunque glielo chieda la loro storia, il loro impegno, i principi che stanno alla base del loro operare, mentre nelle precedenti edizioni questo era riservato ai delegati e a quanti si muovevano (media, relatori, operatori) attorno alle Settimane. Ma sono state inaugurate anche le «Piazze della democrazia» momenti di dibattito pubblico che si svolgono in differenti zone della città, e alle quali possono partecipare non solo gli «addetti ai lavori» ma anche cittadini, turisti, curiosi di passaggio magari catturati dal tema di cui si sta discutendo.
La proposta di riflessione offerta dalle Piazze è ricchissima e pensata in chiave divulgativa, vale a dire alla portata di tutti. Si discute così di scuola (Scuola: educarsi alla partecipazione), ma anche di sport (Sport: palestre di inclusione) o di ecologia integrale (Conversione ecologica: energie per cambiare rotta), di famiglia (Famiglie: legami, relazioni e comunità), di Intelligenza artificiale (Democrazia digitale: comunicare e informare ai tempi dell’intelligenza artificiale), di periferie (Periferie: le città viste dai margini), di carcere (Carcere: costruire dignità e libertà) e economia civile (Economia civile: un nuovo modello di sviluppo) e così via. Non solo. In ogni Piazza i presenti, al termine delle interviste pubbliche, possono interloquire con i relatori, ponendo loro domande, a volte anche scomode.
È accaduto per esempio nella Piazza dedicata a un tema particolarmente «caldo»: «Salute: curare i diritti di tutti», cui hanno preso parte Silvio Brusaferro, medico, docente di Igiene e medicina preventiva all’Università di Udine, noto per essere stato dal 2019 al 2023 presidente dell’Istituto superiore di sanità e portavoce del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus tra il marzo del 2021 e il marzo 2022; Gilberto Turati, ordinario di Scienza delle finanze alla Cattolica di Milano, dove è anche vice-direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani; Silvia Landra, medico psichiatra con dottorato in criminologia, tra le altre cose presidente della Casa della carità, realtà della diocesi di Milano che si occupa di accoglienza.
Dopo aver chiarito la differenza sostanziale tra i termini – simili in apparenza – di salute e sanità (dove la prima si riferisce al benessere complessivo della persona e richiama anche elementi di responsabilità personali e di comunità, la seconda invece si riferisce sostanzialmente ai servizi sanitari) i tre ospiti sono entrati nel merito della difficile situazione attraversata dalla Sanità pubblica. Numerosi gli aspetti di interesse emersi, come le esigenze di salute dei giovani, molte delle quali poso espresse. O i dati epidemiologici riguardanti la salute dei più poveri, che, è stato sottolineato, non solo si ammalano di più, ma incidono anche sulla salute di quanti, più benestanti, vivono accanto a loro, costretti in sacche di povertà estrema: come a dire che non si può essere felici vicino a chi è gravemente infelice, insomma, che non ci si salva da soli… Oppure, ancora, la sottolineatura sullo stato di salute complessivo del nostro Paese per il quale la vera emergenza che mette a dura prova i servizi sanitari non è la malattia acuta ma quella cronica, che richiede una presa in carico totale del paziente da parte della Sanità. A tale riguardo, però, è stato sottolineato un punto chiave: la responsabilità civile, ovvero sia la necessità che anche la comunità si faccia vicina a quanti stanno male, non per sostituire lo Stato, bensì per creare delle vere e proprie «comunità di prossimità» che sappiano mettere insieme vicinanza e strumenti offerti dalla tecnologia e che in taluni casi (come accade con gli anziani soli) possono arrivare con un’azione di monitoraggio e attenzione a salvare letteralmente la vita alle persone.
È il caso, per esempio, di una buona pratica citata dal professor Brusaferro, «Saluta il tuo vicino», attiva dal 2011 a Casarsa della Delizia, nel pordenonese, nata proprio per prevenire e contrastare l’isolamento degli anziani e delle persone che vivono in una condizione di poverà relazionale e sociale, grazie alla quale una comunità si prende cura dei suoi membri più fragili grazie a una presenza delicata e non invasiva ma costante (in pratica: si suona il campanello della persona sola, ogni giorno, per verificare come sta e magari prendere un caffè insieme). .Perché oggi più che mai la salute necessita di un’alleanza fattiva tra persone di buona volontà.
E per quanto riguarda la china che pare stia imboccando il nostro SSN? Nessuna risposta tecnica dai tre relatori, ma un auspicio: nel tempo di crisi che stiamo attraversando è necessario, come in ogni crisi, esserci, partecipare e costruire. Anche solo per protestare o manifestare nei modi democratici il proprio dissenso e la propria preoccupazione per quei diritti che sembrano oggi in grave pericolo.
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