Le torte di Gaia
«A Roma avevo un lavoro che mi piaceva: gelatiere nella pasticceria di un amico. Contratto, pagamenti regolari e un bell’ambiente. La mia compagna stava cercando lavoro, ma aveva una casa di proprietà e un bel curriculum nell’ambito turistico. Non c’era particolare fretta di andare via. Riuscivamo a vivere tranquillamente, noi e la nostra piccola Gaia, che all’epoca aveva un anno. Ciò che ci preoccupava era, però, il suo futuro a Roma. Città con pochi spazi per bambini, stress, delinquenza, un senso generale di frustrazione e pessimismo. È per questo che, nel 2013, abbiamo lasciato l’Italia per Berlino».
Giulio Silveri, 26 anni, originario di Acilia (frazione di Roma, sulla via per Ostia), oggi vende bignè al cioccolato e alla vaniglia con cannella in due mercatini di Berlino: il sabato a Boxhagener Platz e la domenica a Mauer Park. I prezzi sono modesti, un euro e mezzo il primo giorno, due il secondo (luogo più turistico e dall’affitto più caro). Eppure tanto basta per vivere dignitosamente nella capitale della Germania.
«I tedeschi non conoscevano il bignè. Ci ho messo mesi per crearmi la mia clientela. All’inizio è stata dura. Ho persistito utilizzando i migliori ingredienti che potessi trovare e regalando assaggi gratuiti a chi si avvicinava curioso e poi se ne andava perché non capiva cosa fosse un bignè. Oggi, davanti al mio bancone c’è spesso la fila, tanto che sto pensando di aprire un laboratorio per rifornire anche alcuni ristoratori italiani».
La sua compagna lavora in un bar tre giorni a settimana. «Nel frattempo studia il tedesco, che è necessario saper parlare a un buon livello per inserirsi nell’ambito turistico». La più contenta di tutti però è Gaia: «Già parla un tedesco migliore del mio. Sta crescendo bilingue e in un ambiente internazionale. Per lei, peraltro, non c’è nessuna stranezza. Questa è la sua normalità. Certo, qui mancano i nonni, con quello che rappresentano e l’aiuto che ci potrebbero dare, ma non è abbastanza per pensare di tornare indietro».
Berlino non era una scelta scontata. «In ballo c’era anche Londra. Come lingua l’inglese era più accessibile del tedesco, ma il costo della vita in Gran Bretagna poteva diventare insostenibile se non avessimo trovato subito un lavoro. Di Berlino si diceva invece un gran bene e così ci abbiamo provato, consci che se fosse andata male avremmo potuto trasferirci altrove».
I primi tempi non sono mai facili, ovunque si vada. «Sono stato subito assunto da un grosso centro di produzione di gelato. Lavoravo otto, anche nove ore al giorno, con turni molto pesanti. Mi serviva, però, fare ulteriore esperienza, prendere tempo e informazioni sul come aprire una mia attività. Ho iniziato nei mercatini mentre ancora lavoravo lì. Facevo anche bruschette, altra mia passione. Gradualmente ho capito che avrei potuto fare solo questo. E così ho lasciato tutto. Senza paracadute, ma con un ottimismo che penso mi abbia portato fortuna. A mia figlia ho dedicato il mio banchetto, Kuchen von Gaia, le torte di Gaia. Se non fosse per lei, oggi, probabilmente non sarei qui. E non sarei così felice».