Lettori e direttore in carne ed ossa
Camminata nei boschi, assieme ad alcuni amici. La meta questa volta non è neanche una cima, ma un antico eremo, San Lorenzo, di cui rimane una suggestiva chiesetta con le pareti dipinte e la casa usata dagli eremiti nei secoli. Fino a che, estintisi questi, la parrocchia affida a una famiglia la custodia dell’eremo. Questa, ormai giunta alla quarta generazione, ogni estate sale in montagna, e garantisce che chiunque giunga fin qui, possa godersi, anche spiritualmente, il luogo sacro. Questa la premessa.
Arriviamo alle soglie dell’eremo, e gli amici, che erano già saliti stati qui alcuni giorni prima, salutano la nonna Maria, seduta su uno sgabello mentre sta armeggiando con qualche verdura tra le mani: «Buon giorno! Come va? Oggi le voglio presentare un personaggio importante», le dice la mia amica indicando me. Che evidentemente, in quel momento, in pantaloncini corti e bandana in testa per ripararmi dal sole, a tutto potevo assomigliare fuorché a un frate in carne e ossa. «È un frate di Padova…», conclude. Al che, la signora Maria mi squadra per bene, sorride soddisfatta e se ne esce con un sorprendente: «Ma io so chi è! È il direttore del Messaggero di sant’Antonio…».
Quindi si alza, entra in casa, e se ne esce orgogliosa con l’ultimo numero della rivista! Mi confida anche che ha appena fatto un’offerta per la Caritas Antoniana, ma ancora non ha avuto riscontro, e un po’ se ne lamenta. «Tutto nella norma, insomma», penso io.
Ma in realtà siamo tutti un po’ persino emozionati. Io, perché mi fa molto bene toccare con mano che dietro ai nostri lettori, che al massimo ci scrivono o ci telefonano, ci sono persone in carne ed ossa. E probabilmente anche Maria, perché si è resa conto che anche dietro il «padre direttore», di cui c’è pure una fotina nella pagina del suo editoriale, c’è un frate in carne ed ossa.
Non siamo una famiglia virtuale, ma reale. Eccome!
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