Non c’è un bene impossibile

Pensare che il bene sia impossibile o peggio ancora inutile è una grande tentazione del demonio che porta allo scoraggiamento e al disimpegno. Sant’Antonio lo sapeva bene, e ci aiuta a reagire.
17 Aprile 2019 | di

«…l’amore di Cristo, e la sua passione; queste due cose scacciano i demoni. Per l’immenso amore con il quale ci ha amati, Gesù ha dato se stesso per noi, offrendosi in sacrificio di soave profumo. Il profumo di questo sacrificio vespertino, cioè della passione di Gesù Cristo, scaccia tutti i demoni». Sant’Antonio, Domenica III di Quaresima

 

Qui occorre l’esorcista! Battuta che scappa in presenza di sofferenze psicofisiche e spirituali, dopo approcci medici o psichiatrici senza esiti. E immaginate quali super esorcisti ci vorrebbero per quei poteri osceni che strozzano popoli interi con inflessibili calcoli geo-imperialistici, o per quanti distruggono innocenze in tratte di ogni tipo. Anch’io, come tanti, vivo con intensità interrogativi rispetto a conti che non tornano: perché tanto malessere, talora senza cause e rimedi? Al fondo la cocente delusione perché mancano approcci seri ed efficaci ai vari mali personali, famigliari e sociali.

Lo vedo nel triste mondo delle dipendenze: un disagio spirituale che si associa a disturbi di personalità e li rafforza, e stili di vita altamente rischiosi, più o meno volutamente intrapresi e tenuti stretti. È duro constatare come la droga possa essere più forte degli affetti e degli attaccamenti primari, e abbia il potere di desertificare così tanto l’anima da farla diventare insensibile al dolore che le cresce intorno. Famiglie, educatori, amici e operatori della rete sociale sono impotenti di fronte a «libertà» avvitate su se stesse, colonizzate, possedute da «altro».

Il rischio è di credere impossibile un cambiamento, cioè che si possa smettere di fare e di farsi del male, quasi che il male debba vincere. Gesù stesso è stato accusato di essere un indemoniato, in collusione col male: i suoi atti di compassione e di guarigione per gli infelici erano dichiarati falsi, perché «impossibili».

Il demonio ci tenta proprio su questa «impossibilità del bene», peggio ancora sulla «inutilità del bene», cioè sul non poter essere motivati e regolati dall’idea del Bene. È la grande «intossicazione» che può portarci – qualche volta ci riesce – allo scoraggiamento e al disimpegno. Sant’Antonio è un grande antagonista di queste tristi conclusioni e, citando sant’Agostino, scrive: «Il nostro Redentore appostò al nostro tiranno (il Demonio) la “trappola” della sua Croce e vi collocò come esca il suo sangue». Il suo sangue!

E se davvero il miglior risultato consistesse proprio nel permanere con fede e con il proprio «sangue» in questa drammatica tensione col tentatore? Gesù nei suoi quaranta giorni nel deserto ci apre ancora a questa prospettiva liberante. E mi provoca ogni giorno l’idea che la sconfitta del male stia in fondo nella sosta apparentemente inutile e nell’accompagnamento compassionevole accanto a ogni dramma umano, anche quello più inspiegabile e alieno rispetto alle mie attese e alle mie forze. Perché Gesù, comunque, anche «di poco», vince sempre.

Data di aggiornamento: 17 Aprile 2019
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