Eccovi la nuova Italia, creativa, produttiva e solidale

Un giornalista, un camper, un lungo viaggio per scoprire l’Italia migliore che i media e la politica non vedono. È l’esperienza di Daniel Tarozzi, che oggi è diventata un network per il cambiamento.
27 Settembre 2017 | di

L’Italia è alla deriva. Ce l’hanno detto in tanti. È corrotta, devastata dalle mafie, dagli interessi di parte e dalla burocrazia, incapace di valorizzare territori e talenti. Inutile cercare smentite: è tutto vero. Tranne che per un particolare affatto trascurabile: questa è solo una parte dell’Italia, quella enfatizzata dai media in cerca di scoop. E invece, negli ultimi 15 anni, un’altra Italia è attecchita, con centinaia di nuove imprese, associazioni, reti che stanno provando a cambiare il Paese.

A fotografare e mettere in rete l’Italia della rinascita è un progetto innovativo. Si chiama «Italia che cambia»: è insieme un sito, un giornale, una rete di reti, un incubatore di idee, una piazza d’incontro che dal 2012 a oggi ha recensito 1800 realtà tra imprese, aziende agricole, fablab, associazioni, esperienze di economia condivisa e di recupero edilizio e sociale, per non parlare delle iniziative di lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. Un Paese che marcia fuori dai riflettori. E che nei fatti racconta che tutto è ancora possibile.

A renderlo visibile un giornalista, Daniel Tarozzi, stanco di guardare la realtà dal video di un computer. «Lavoravo in una tv a Milano. Guadagnavo bene, ma avevo quella fastidiosa sensazione di essere una rotella di un ingranaggio che stordiva le persone, più che risvegliarle». Di notte si dedicava a un suo progetto nel web. A un certo punto, neppure quello spazio alternativo bastava più: «La rete mi rendeva un giornalista libero, ma non ancora realizzato. Sognavo di “consumare le suole delle scarpe” per andare a vedere il Paese reale. Ero curioso di capire che cosa ci fosse dietro etichette come “economia sociale”, “nuovi stili di vita” ecc. Non volevo un viaggio ideologico o a tema. Mi interessavano i progetti di cambiamento concreti, in qualsiasi campo essi fossero. Volevo chiedere a chi li stava attuando: “Che cosa hai fatto? Come lo hai fatto?”».

Una nuova economia

Nel 2012 la svolta. Daniel lascia lavoro e casa, prende un vecchio camper e inizia un viaggio per il Paese: «Non sapevo quanto sarei stato in giro né che cosa avrei trovato». Fatto sta che il viaggio dura 7 mesi e 7 giorni e quando torna, Daniel non è più lo stesso. «L’Italia, da cui tra l’altro volevo emigrare, vista con i miei occhi era un altro Paese, infinitamente migliore di quello che i media mi avevano sempre raccontato. Ovunque la gente mi accoglieva, mi ospitava, mi invitava, mi mostrava progetti incredibili attuati contro tutto e tutti. Nonostante la burocrazia, le mafie, la mancanza di soldi. Mi accorsi che ognuno dei protagonisti di queste storie credeva di essere solo e quando riferivo che molti altri avevano fatto la stessa scelta s’illuminava». Pian piano il racconto di Daniel diventa corale. A segnalazione si aggiunge segnalazione. Il viaggio diventa prima un libro, poi un percorso permanente.

«Oggi siamo in dieci a girare per l’Italia». Sotto la loro lente lo Stivale si riempie di colori. A Ragusa, Giovanni Milazzo e la sua Kanèsis producono bioplastiche dagli scarti agricoli, tra cui le bobine per le stampanti 3D (stampano oggetti tridimensionali realizzati a computer). A Sogliano al Rubicone (FC), Stefano Pransani, un agronomo, ha riaperto il mulino del nonno e ha convinto venti agricoltori della zona a coltivare i grani antichi che contengono molto meno glutine. A Cagliari, l’associazione L’uomo che pianta gli alberi rimboschisce le aree semidesertiche o quelle distrutte dagli incendi. A Milano, Salvatore Saldano ha aperto un fablab in quartiere Bovisa, vicino al Politecnico e all’interno del nuovo polo manifatturiero. Mette a disposizione conoscenze, macchinari, stampanti 3D: è un’avanguardia dell’artigianato digitale, che mette insieme tecnologie evolute, creatività e antichi mestieri. In Romagna, Massimo Moretti ha fondato il Centro sviluppo progetti e sta implementando un’enorme stampante 3D che permetterà letteralmente di stampare case a basso impatto ambientale. Smarketing, invece, è una rete di professionisti della comunicazione, che aiuta i clienti della nuova economia a trasmettere le proprie peculiarità. Imago Mundi, invece, unisce i cittadini che amano i beni culturali, li curano e li tengono aperti per i turisti.

In questo viaggio nell’Italia che cambia, ciò che più sorprende Daniel è che l’economia alternativa funziona. «Il segreto del successo sta nel fatto che ogni buona idea è sostenuta da una rete di cittadini, che si attiva e premia ogni progetto sentito come etico, solidale, rispettoso delle regole del lavoro, sostenibile, ecologico, che genera circuiti virtuosi. Inutile dire che internet ha un ruolo fondamentale».

Le esperienze censite sono ormai davvero tante, ma sono sufficienti per poterle definire un cambio di marcia? «Non abbiamo ancora i mezzi per dotarci di dati scientifici – ammette Daniel –. Ma gli addetti ai lavori, tra cui anche il meteorologo e climatologo Luca Mercalli, stimano che, tra il terzo settore, le realtà coinvolte nella green economy, nell’economia solidale, nell’associazionismo, il fenomeno potrebbe riguardare già oggi almeno il 10 per cento degli italiani».

Il ritorno dei valori

Difficile datare l’inizio di questa tendenza. C’è chi ritiene che sia una necessità legata alla crisi economica del 2007. «Anch’io lo pensavo – afferma Daniel –, ma adesso non lo penso più. Ora credo che quanto successo sia l’effetto della crisi di un intero modello economico, ormai sentito come insostenibile e autodistruttivo. La maggior parte della gente che ho incontrato ha iniziato il suo cambiamento anni prima». Il mito negativo degli italiani che aspettano soluzioni dall’alto va in frantumi, così come l’idea consumistica che alla base di tutto ci sia solo l’interesse economico: «Ciò che anima queste persone è il bisogno di fare qualcosa di buono per sé e per gli altri, di avere un forte contatto con la natura e relazioni umane autentiche».

Ciò non significa che il cambiamento sia stato facile: «Molti mi raccontano delle difficoltà e degli insuccessi, ma anche della capacità di rialzarsi e riprovare. Ho visto ragazzi acquistare un podere da 1 milione di euro senza avere un centesimo e luoghi ritenuti impossibili, come Scampia, oggi pullulare di iniziative per strappare i ragazzi alla criminalità. Tanto che ora quando viene qualcuno a dirmi che un’impresa è impossibile, mi viene quasi da ridere».

Questa tendenza a ritornare padroni della propria vita non è solo italiana. «Credo si tratti di una crisi di tutto l’Occidente, ma questa volta l’Italia è all’avanguardia nelle possibili risposte, grazie al suo tessuto sociale, alla sua impresa, ai suoi territori. So per certo che la Germania e la Finlandia ci stanno studiando. Poche settimane fa sono stato chiamato a descrivere il nostro modello al parlamento Europeo».

Essere un modello europeo, almeno per una volta, è una prospettiva che strappa un sorriso e induce una cauta speranza per i giovani. «Le prospettive ci sono, anche se bisogna fare un distinguo: questo Paese ha dei forti limiti istituzionali. La burocrazia, per esempio, è il più grande peso. Per cui se ti aspetti che qualcuno ti immetta in un percorso strutturato ci sono poche speranze, ma se hai una buona idea e voglia di metterti in gioco hai migliaia di persone che l’hanno fatto prima di te e con cui puoi entrare in rete. Tanti sono i campi possibili: dalla green economy al turismo sostenibile, da un certo tipo di agricoltura più vicina all’uomo all’innovazione sociale, dall’efficienza energetica fino ai fablab. Noi italiani siamo all’avanguardia anche nella manifattura digitale. Il sistema Arduino, che sta cambiando il mondo, l’abbiamo inventato noi, per esempio».

Presto per dire se è già iniziata una nuova era. I tanti attori di cambiamento lo sperano, ma senza prendersi troppo sul serio: «Non siamo così pazzi da pensare di salvare il mondo – chiosa l’imprenditore Massimo Moretti dal sito italiachecambia.org – ma siamo così pazzi da lavorare per questo».

Data di aggiornamento: 27 Settembre 2017
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