Ode ai piedi… in processione
Probabilmente, in questo preciso momento, mentre voi leggete questo breve post, io, assieme a tanti altri frati, ma in particolare in compagnia di migliaia di devoti e amici del nostro Santo di Padova, tra cui anche alcuni di voi lettori del Messaggero di sant’Antonio, sto camminando lungo le vie di Padova. Partiti ordinatamente e in fila dalla Basilica, precedendo la statua ma soprattutto le preziose reliquie di Antonio, tra non molto alla stessa Basilica faremo ritorno. Un po’ più sfilacciati e in ordine sparso per la stanchezza, sudaticci per il caldo afoso, ma sapendo di poter contare sulla fedeltà dei nostri… piedi.
Che anche quelli di sant’Antonio non l’hanno mai piantato in asso! Facendogli percorrere chilometri di strade, di terra e di mare: dal Portogallo, qua e là per monasteri fino all’eremo francescano di S. Antonio dos Olivais, al Marocco in cerca del martirio; dalla Sicilia, dove era fortunosamente approdato percorrendo le rotte che miglia di sfortunati ancora oggi rischiano su barconi e gommoni, ad Assisi, quando finalmente può incontrarsi con san Francesco. E via di nuovo: alla pace e alla solitudine dell’eremo di Montepaolo, alla predicazione nel duomo di Forlì, dove la gente scopre le sue capacità oratorie e la sua conoscenza sapiente della Parola di Dio. Per non fermarsi mai più: Padova, l’Italia del nord da una parte all’altra e più volte, qualche capatina a Roma per doveri istituzionali, la Francia.
Ma se le distanze esteriori sono in qualche modo misurabili anche solo con googlemaps, chi saprebbe misurare quelle interiori? Cosa ha significato e comportato per Antonio fidarsi di Dio? Accettare che fosse lui a condurre il gioco? Vivere la propria vita come dono gratuito per gli altri, soprattutto i piccoli e i poveri, gli sfortunati e gli emarginati? Essere fratello di tutti?Dio cammina con noi. E anche Antonio cammina con noi. Per questo, in questa processione mi attardo, con gli occhi bassi, a contemplare i piedi di così tanta gente…