Quando i bambini incontrano il lutto

Anche i piccoli incontrano il lutto. Quando capita, più delle parole contano i fatti. Ai genitori il compito di «prenderli per mano» e di rassicurarli che ci sarà un futuro.
04 Novembre 2021 | di

Più o meno tutti i bambini, durante l’infanzia, subiscono un lutto. Di solito si tratta di un nonno o di una nonna, a volte di una zia o di uno zio importante, di un amico di famiglia particolarmente significativo che frequentava anche il bambino e, in alcuni casi, della baby-sitter o della propria maestra.

Mi scrive Lorenza, mamma di Samuele, 5 anni: «Mio figlio sta vivendo giorni davvero difficili. Tre mesi fa, dopo una breve malattia, è morto il nonno Giovanni che l’ha seguito tanto nella sua crescita. Una persona speciale a cui mio figlio era legatissimo. Adesso lo vedo un po’ confuso e a volte anche facilmente irritabile. Il nonno Giovanni era mio padre, la figura più importante della mia vita. Anch’io sono sottosopra».

La signora rivela che lei stessa è in uno stato di grande frustrazione per la morte del padre. I bambini assorbono questa sofferenza. La perdita dei genitori, pur essendo già grandi, rappresenta un momento della vita davvero tragico e si riverbera sull’intera famiglia.

Completamente diverso è il caso dei piccoli che perdono la mamma o il papà. A volte, questa perdita è inaspettata – un incidente, un infarto – e improvvisamente il bambino si trova senza di loro. Oltre all’impatto psicologico, nella crescita di questi piccoli viene a mancare una figura importante e decisiva.

Pensiamo alla perdita della madre nei primi anni di vita, un dolore che non ha neanche una misura, difficile da consolare e che apre un vuoto enorme. Pensiamo alla perdita del padre in adolescenza, una situazione che, dai 12 ai 15 anni, lascia delle tracce indelebili. La perdita dei genitori necessita, pertanto, di un sostegno psicologico, pedagogico e spirituale molto forte perché è un’esperienza che non ha una sostenibilità immediata.

Un altro lutto che rischia di segnare profondamente una vita durante la sua crescita è quello di un fratello o di una sorella. Si manifesta in modo diverso a seconda dell’età di chi lo subisce e di chi viene a mancare.

Crea nel sistema famigliare una forte depressione e può generare sui bambini «rimasti» la sindrome del sopravvissuto, qualcosa di particolarmente tragico. Occorre farsi aiutare. Sono situazioni che la mente umana fa fatica a reggere senza un sostegno specifico.

Che cosa fare, pertanto, con i bambini? Le parole non sempre sono in grado di raggiungere il cervello infantile che è un cervello concreto, pratico e operativo e che mostra più capacità sul piano visivo che non sul quello del puro e semplice ragionamento.

In queste situazioni, più delle parole, quindi, contano i fatti, conta la capacità dei genitori di attivare dei rituali – utilizzando foto, candele, poesie – che rappresentino un elemento di legame simbolico con chi ci ha lasciato. E che permetta anche ai bambini di sentirsi rassicurati sul fatto che la vita continua, che ci sarà un futuro e che nulla andrà perduto.

 

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Data di aggiornamento: 07 Novembre 2021
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