Silenzio natalizio
In un tempo natalizio «urlato» da claim pubblicitari e richiami all’acquisto compulsivo, «accecato» da abbaglianti lucine psichedeliche, «invaso» da mille cose da comprare e altrettante da fare e le une e le altre da copione all’ultimo minuto, persino lo strombazzamento degli angeli sopra il cielo di Betlemme, se pur serviva a risvegliare curiosità e passioni a reticenti e rozzi pastori poco propensi alle divagazioni spirituali, mi dà leggermente fastidio… Persino la tradizionale messa di mezzanotte, traboccante di canti, entusiastiche omelie e incenso profumato, pare di troppo…
C’è un’immagine biblica che viene evocata a Natale, inconsueta perché in realtà è il preambolo di più funerei eventi, ma che potrebbe aver «dato il la» a una delle hit natalizie, Stille Nacht o Silent Night per gli anglofoni: «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, / e la notte era a metà del suo rapido corso…» (Sap 18,14). Mi colpisce che questa canzone venne composta nel 1818 da Franz Xaver Gruber, insegnante di musica e organista, e amico di Joseph Mohr, un prete di 26 anni che ne scrisse il testo. Mi colpisce perché, ripassando un po’ di storia, in quel momento l’Europa stava vivendo uno dei suoi tanti periodi critici, carico di violenze e, allo stesso tempo, di speranze. Perciò serviva un po’ di… silenzio.
Come servirebbe ora. Per dare voce ai nostri colpevoli silenzi o tacitare i nostri fiumi di parole. Ai nostri silenzi indagatori e pieni di dubbi, oppure traboccanti di stupore e meraviglia. Al silenzio inumano di chi non ha voce in capitolo. Il silenzio necessario per udire una parola, che non viene urlata ma sussurrata.
Auguriamoci allora un «Santo Natale», ma facciamolo, per favore, sottovoce…