Sul ciglio del rischio dell’amore
Arriva il momento in cui non possiamo continuare a far finta di niente, come se non sentissimo nulla, come se respirassimo regolarmente senza ansie, senza pesi sul petto, sul cuore. Nel continuo alternarsi dei più segreti pensieri, alcuni di questi non riescono a trovare il giusto posto, gravando sulla capacità di prendere una decisione, di esporsi o di ritirarsi. Non sappiamo più rischiare. Ci ritroviamo così a osservare un vissuto che non si adegua alle nostre intenzioni, ai nostri sentimenti e, stretti in una morsa che toglie il respiro, sospiriamo, un po’ per angoscia, un po’ per desiderio, affacciandoci a una finestra che non sappiamo ancora dove guardi.
«Devi dirlo a te stesso, perché le cose vanno chiamate per nome; devi dirlo a lei, perché non vi siano fraintendimenti». L’incognita di cosa potrebbe essere il domani, da quando ciò che si dirà sarà detto, blocca ancor più il respiro. Eppure, permanere sul ciglio del rischio dell’amore, senza fare il salto, può diventare ancor più pericoloso: «Non si possono lasciare in sospeso gli affetti, altrimenti si ammalano» e, con essi, ci ammaliamo anche noi, a volte irrimediabilmente.
Poco importa, a questo punto, cosa vedremo da quella finestra, cosa riceveremo o cosa ci sarà negato, non è questo il momento di pensarci. Ciò che conta adesso è che la nostra scelta eviterà di portare avanti un’ambiguità che fa male, o l’abitudine della stessa.
L’amore non sopporta di essere frainteso. Torniamo con coraggio a dar voce al cuore, perché non gli sia negata la facoltà di parlare ancora d’amore. Se poi dovremo morire d’amore, moriremo, senza indugi, certi che il suo dramma porta sempre con sé una scorta di vita che non desiste, che sa andare oltre le ferite di questa vita, così complessa eppure insostituibile. Unica, per un amore che vuole essere unico. L’unico amore.