Sul monte il Signore si fa vedere
«Dai facciamo un salto fino alla Verna». Nessun francescano che risalga da Assisi lungo la E45, quando arriva a Pieve Santo Stefano, la «Città del diario», è esente dal desiderio di tornare al santuario della Verna, tra la verde Bibbiena, cuore del Casentino, e i vertiginosi strapiombi del monte Penna, dove san Francesco il 24 settembre 1224 ricevette le Stimmate.
Vi si sale tra la magia delle foreste casentinesi di faggi e abeti per capire meglio il senso della fatica di san Francesco e di frate Leone arrivati a quel «crudo sasso» con i mezzi di allora. Noi ora ci si arriva in mezz’ora, ma aveva ragione il conte Orlando quando, donando la montagna a Francesco, la definiva ottimo luogo di solitudine e di penitenza.
Ma perché san Francesco parte da Assisi, già malaticcio, e cammina fino a lassù per più di 100 chilometri? Semplice: per «vedere» il Signore. Silenzio, vento, verde, freddo, ascolto e attesa di Dio, questa mi è sembrata la Verna quando a più riprese sono stato ospite di quella comunità di frati austeri e accoglienti, custodi di una memoria sempre viva. Ricordo fra Sabatino, guida dei pellegrini, e il suo puntuale gustoso epiteto con cui apostrofava il diavolo che in questo luogo aveva tentato il Poverello.
Accanto alla chiesetta delle Stimmate, una più piccola, quasi una nicchia, detta «di Sant’Antonio di Padova», anche lui, secondo la tradizione, arrivato fino in cima al santo monte. Quando e perché? Sant’Antonio ha partecipato senz’altro alla canonizzazione di san Francesco, il 16 luglio del 1228 ad Assisi, e poi ha fatto ritorno verso il Nord Italia, dove era ministro dei frati.
Fu anche lui rapito, tra i primi, dal bisogno di rivivere momento e luogo in cui Francesco non solo aveva incontrato il Signore, ma si era per grazia immedesimato in Lui.
Non ci sono documenti certi di questo pellegrinaggio di Antonio, ma io penso che il Santo di Padova, dopo la prima esperienza di eremo a Montepaolo, in Romagna, la sosta contemplativa nelle grotte di Brive, nel Meridione della Francia, e dopo tante notti in preghiera solitaria, avesse ormai nel proprio Dna la certezza che è sul monte, cioè nel ritiro e nel silenzio, che avviene l’Incontro per cui si vive. Sul monte Dio si fa vedere, sempre, come avvenne per Abramo e Isacco in quella passeggiata in salita di «dura» fede (Genesi 22,14).
Ai confratelli della Verna, anche loro provati in questi giorni dalla pandemia, il nostro affetto e la nostra preghiera per questa «stimmata» che accomuna anche loro a tanti, troppi, uomini e donne nel mondo.
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