«Troppa grazia», la gallery fotografica
Due poveri sul sagrato della Basilica del Santo a Padova, due mendicanti di qualche spicciolo per campare e di qualche senso per vivere, due persone "sulla soglia", inadeguate (a loro dire) per varcare il portone del tempio di sant'Antonio...
È lo spettacolo teatrale "Troppa grazia", andato in scena a Padova in occasione del Giugno antoniano 2017 in una nuova versione riveduta e arricchita rispetto alla precedente che aveva debuttato a Camposampiero l'anno precedente.
Il dialogo contemporaneo tra Aristide (Bruno Nataloni) e Marek (Francesco Maffeis) svela pian piano le ferite personali, ma anche l'avventurosa vicenda di frate Antonio da Lisbona, e poi di Coimbra, del Marocco, di Messina, di Assisi, di Montepaolo, di Forlì, di Rimini, finalmente "di Padova"...
Il racconto semplificato dei miracoli (nemmeno tra i più noti) si intreccia con quanto succede in scena, per uno spettacolo godibile, dove si pensa e si ride, si apprende e ci si commuove.
Il buio aiuta l'immaginazione a collocare al loro posto i personaggi, e in particolare sant'Antonio, evidentemente. L'evocazione dell'ambiente, la scenografia, è essenziale. È il marchio di fabbrica della compagnia "Teatro minimo" di Ardesio (Bergamo), non nuova a incursioni nel mondo del sacro.
Una suggestione finale: non è dato sapere se il regista Umberto Zanoletti (già intervistato dal «Messaggero» a proposito di “Troppa grazia”) abbia visitato la penitenzieria della Basilica, con il grande affresco di Pietro Annigoni raffigurante la parabola del padre misericordioso ma... tutta la scena sembra proprio avere questa ambientazione. Per dire che un incontro, rigenerante, è possibile, anche nelle storie più travagliate e disperate, e che c'è un balsamo per ogni ferita. Antonio lo insegna.