Un'attrice in rete
Già di per sé quello dell’attore è un mestiere pieno di punti interrogativi. Se poi per farlo bisogna pure espatriare, imparare una nuova lingua e affiancarci altri lavori, perché i soldi non bastano mai… Beh forse il gioco non vale la candela. O forse sì. Per Anna Elena Pepe almeno è stato così. Originaria di Ferrara, dopo la laurea in Biotecnologie a Bologna, poco più che ventenne questa ragazza dai tratti mediterranei ha deciso di inseguire i suoi sogni e si è trasferita a Londra. «Da che ho memoria ho sempre voluto fare l’attrice. A guidarmi c’è stato un bisogno espressivo che ho sempre avuto dentro» spiega Anna. Prima la danza e il canto ancora bambina, poi la scoperta del palcoscenico al liceo e il primo film, girato da teenager nella città natale. Ma Ferrara e l’Italia non sono un facile trampolino per chi sogna di sfondare nello spettacolo. Da qui la scelta di espatriare: «Avevo già fatto uno scambio culturale in Inghilterra ai tempi del liceo ed ero rimasta colpita dallo spazio che (in quel Paese) veniva dato al teatro e soprattutto ai testi contemporanei, al new writing – ricorda Anna Elena –. Mi piaceva l’idea di usare il teatro per uno scopo sociale, per raccontare i problemi di oggi. In più amavo la tradizione teatrale inglese classica».
Appena arrivata a Londra, la giovane trova impiego in un laboratorio, quindi, dà lezioni private di scienze e matematica. Lavorando la sera e nei periodi festivi, Anna riesce a mantenersi, diplomandosi alla Guildhall School e frequentando un master in recitazione alla Royal Academy of Dramatic Arts. I sacrifici e i momenti di sconforto non mancano. «Per quanto si sia motivati e preparati, non è facile. C’è sempre la solitudine in agguato – avverte l’artista –. All’inizio non conoscevo nessuno e dieci anni fa (a Londra) c’erano molti meno italiani. Per recitare in un’altra lingua dovevo arrivare a pensare, sognare e improvvisare in inglese e ho dovuto studiare anni per riuscirci». Una volta conclusi gli studi di recitazione, per Anna si aprono diverse porte. Trova un agente e ottiene le prime parti, sia in teatro che al cinema, sia in inglese che in italiano. Recita in alcuni spettacoli nel West End (la Broadway londinese) e per registi importanti come Pupi Avati, Richard Blanshard, Johan Nijenhuis. Fa anche la doppiatrice e la speaker per brand di rilievo e per produzioni televisive internazionali. Ciononostante, non dimentica mai le proprie radici e si circonda di amici attori, come lei, italiani emigrati a Londra.
È proprio assieme ad alcuni di questi che, due anni fa, fonda NIAL (Native Italian Actors in London): una community di artisti bilingui disposti a esibirsi ovunque nel mondo. «L’associazione è nata discutendo le esperienze comuni vissute durante i provini» spiega Anna Elena. Non un’agenzia dunque, piuttosto un network collaborativo che oggi conta circa cinquanta professionisti. «Siamo un gruppo attivo che si incontra, discute, si scambia notizie, organizza workshop di formazione. Ci sosteniamo, e questo rende la vita dell’attore, che a volte può essere solitaria e difficile, un po’ più semplice». Il «caso NIAL», però, non sta tutto qui. E s’inserisce in una visione ben più ampia: quella di creare un ponte artistico tra Italia e Inghilterra. Non a caso, lo scorso ottobre il progetto è stato presentato al Roma Film Festival. «L’associazione è una factory che crea opportunità di lavoro – spiega ancora la fondatrice, fan dei registi Valerio Sorrentino, Matteo Garrone e Stefano Sollima, con cui sogna un giorno di collaborare –. Il nostro scopo è coinvolgere sempre più produzioni italiane e inglesi e mettere in contatto non solo attori, ma anche registi, scrittori, musicisti». Un’impresa non facile, ma che sta comunque regalando soddisfazioni ad Anna Elena Pepe, da sempre convinta che l’Italia abbia ancora molto da offrire ai suoi figli. «Una volta ho letto la frase “Non esistono terre pure o terre impure. Puro o impuro è solo il cuore dell’uomo”. E credo che sia così, alla fine tutto dipende da noi e da come affrontiamo quello che ci sta attorno. Anche se il mestiere dell’attore è ambito e competitivo, se ci si concentra sulla preparazione e sull’onestà, prima o poi si raggiungerà la meta». (Per l’intervista si ringrazia il Press Office Katya Marletta).