Il pianoforte di Fabio unisce il mondo
Suoni occidentali, orientali, antichi, moderni, classici, jazz o rock, a seconda della propria formazione e predisposizione. Oppure tutti insieme in contaminazioni che, negli ultimi decenni, hanno riscontrato grande successo di pubblico, anche giovanile. Fabio Tedde è uno sperimentatore, appassionato di musica fin da bambino grazie al papà pianista e compositore. Ha studiato privatamente mentre si diplomava in agraria, ma ha sempre amato l’improvvisazione a seconda del suo umore e delle storie che lo ispiravano.
Nel 2001, come tanti altri giovani, si trasferisce a Londra per imparare l’inglese. La città, all’inizio, non gli piace: è caotica, troppo frenetica per la sensibilità di un artista. Poi, cambia la prospettiva: Londra è un piccolo mondo in miniatura. La cultura – ogni cultura – si ritrova in questa città, e quelle che prima erano frustrazioni, dopo si trasformano in opportunità.
Si unisce a un gruppo che fa musica africana, e diventa il loro batterista. Suona con loro per parecchi anni, e intanto viaggia in lungo e in largo fino al Burkina Faso, un paese che lo colpisce e lo segna profondamente. Nel 2007 torna al primo amore, il pianoforte, che ha imparato a suonare sfiorando i tasti d’avorio mentre cresceva nella sua Sardegna. Da allora, Fabio ha iniziato a suonare per strada, nelle piazze, negli alberghi di lusso, nei festival, alle feste popolari, nelle stazioni, negli aeroporti, sempre gratuitamente per regalare un sorriso a chi lo ascolta.
Inizia la sua avventura di «pianist without borders» (pianista senza frontiere). I concerti si moltiplicano: 100, 200, 300... fino a oggi ne conta 863. La sua storia straordinaria diventa eccezionale perché, grazie al suo gran cuore, ha capito che tramite la musica si può sensibilizzare il mondo nei confronti dell’Africa, paese per il quale nutre un richiamo profondo e irresistibile. La solidarietà nei confronti degli ultimi del mondo è diventata la sua missione: «in Uganda, nel Rakai District – racconta – in alcuni orfanotrofi. Suono in molti microconcerti per connettere questi bambini con il mondo intero. Voglio essere la loro voce e, attraverso un documentario che racconta il mio percorso, spero di poterli aiutare concretamente. In Uganda esiste ancora il problema urgente dell’acqua potabile, delle vaccinazioni, della scolarizzazione».
Questo talento italiano, seguito da due giornaliste della BBC, ha raccolto nei mesi precedenti la sua spedizione umanitaria, vestiti, scarpe e giocattoli bussando con umiltà alle porte del suo pubblico: sono moltissimi gli italiani che lo seguono sul suo sito internet. Sicuro che il mondo possa essere cambiato, e convinto che ognuno possa e debba fare la sua parte.