Tutti sulla stessa… Arca
Un testo epocale e potente; non un semplice manifesto ambientalista, ma una enciclica sociale; rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, credenti e non credenti; dove per la prima volta un Papa cita testi di vescovi; in cui si apre a voci non cattoliche: il patriarca Bartolomeo, ortodosso e Paul Ricoeur, protestante; e la sorpresa di trovare perfino un rimando a un mistico mussulmano.
A partire da questo numero iniziamo a degustare, centellinandola come un grande vino da meditazione, l’enciclica Laudato si’, nell’anno a essa dedicato indetto lo scorso maggio da papa Francesco a cinque anni dalla sua pubblicazione.
È la prima volta di un titolo non in latino, ma in italiano. Titolo francescano, come anche l’ultima enciclica: Fratelli tutti. Cambiato pure il modo di parlare. Dice: facciamo strada insieme, accompagniamoci, dialoghiamo, non faccio prediche, ascolto e parlo. Non è poco: si è capovolta la piramide gerarchica e se il sogno si realizzerà anche all’1 per mille, Francesco ha cambiato il colore del cielo.
Fin dalla prima pagina il testo ci fa sobbalzare con la frase «La nostra casa comune è come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia».
E capiamo subito che non si tratta di semplice ecologia, come non lo era il Cantico delle Creature di san Francesco, ma di un’esplosione di emozioni e di spiritualità: bellezza e contemplazione, sentimenti di gratitudine e di cura. Come chiarisce il sottotitolo: «la cura della casa comune».
Non possiamo iniziare a parlare di etica o di morale finché non riconosciamo di provare un sentimento di cura per qualcosa. Ma facciamo un passo ancora più indietro: se non ami qualcosa non te ne prenderai mai cura. Innamorarsi della realtà che ci avvolge è il primo passo imprescindibile per cambiare le cose. Amare la terra come l’ama Dio. L’amore cambia le relazioni più di cento rivoluzioni.
Nella Laudato si’ c’è una invasione di sentimenti così corroborante (contemplazione, stupore, ammirazione, compassione, fraternità, maternità, gratitudine), così francescana, in cui le creature sono fratelli e sorelle minori di un’unica famiglia. Per una nuova politica verso madre terra c’è bisogno di un affondo spirituale e il Papa apre la strada.
La situazione è sotto gli occhi di tutti. Avvelenata, depredata, sfruttata, mutilata, la terra grida. È lei l’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico caduto in mano ai briganti. Grida per l’inquinamento, la deforestazione, il riscaldamento globale. I cambiamenti climatici aumentano la diffusione di tutto: calamità naturali, malnutrizione, malaria, migrazioni, eventi estremi, uragani, pandemie, il covid.
Sì, anche il covid, perché tutti i virus hanno un nesso profondissimo con il nostro impatto sulla natura, non sono casuali. Anche i nostri stili di vita sono autostrade su cui i virus corrono veloci pronti a infettarci. Non si può parlare di salute umana senza pensare a quella del pianeta. Non possiamo vivere sani in un mondo malato. Siamo parte di un tutto e, se il tutto non sta bene, ci ammaliamo anche noi. Al centro non è più il singolo, ma la relazione. Vivere è convivere.
Francesco chiama tutti a occuparsi del degrado della casa comune come di un problema non accessorio, ma di uno dei più gravi e concreti, questione di vita o di morte. Siamo naviganti, insieme a tutti i viventi, per lo stesso viaggio, tutti sulla stessa arca di Noè. O ci salveremo tutti o affonderemo tutti insieme.
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