31 Luglio 2020

Frati francescani ed ecologia

Una settimana tra le Dolomiti per approfondire i temi dell’enciclica «Laudato Si’» e per vivere la natura nel segno di san Francesco. É «Laudato Si’ Week», l’iniziativa dei frati del Santo che ha coinvolto una trentina di giovani.
Una settimana tra le Dolomiti.

© piola666 / Getty Images

In questa estate strana, in cui le consuete proposte estive rivolte a giovani e ragazzi sono praticamente state tutte azzerate, noi frati «del Santo» abbiamo pensato ad una iniziativa singolare e un poco coraggiosa: un campo in montagna per giovani! Tema conduttore: l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco nel quinto anniversario della sua pubblicazione. Forti di tutte le precauzioni e i controlli sanitari previsti, ci troviamo (siamo una trentina) in questi giorni immersi nei meravigliosi panorami delle Dolomiti (S. Vito di Cadore), avvolti da una natura incontaminata, che i faticosi mesi di segregazione appena trascorsi ci stanno oltremodo facendo gustare e apprezzare.

Il testo di papa Francesco, ci fa da guida nelle nostre riflessioni, come nel nostro stare insieme o nelle escursioni, sempre provocando, richiamando, sollecitandoci a nuovi stili di approccio al tema ecologico. Onnipresente la figura del Poverello di Assisi, che nel suo Cantico delle Creature, anticipò già secoli fa, atteggiamenti d’amore, rispetto e armonia, di autentica fraternità, nei riguardi della natura e di ogni creatura vivente. Al riguardo, di seguito riporto un’interessante riflessione di un giovane confratello, frate Fabio, anch’egli presente al campo estivo, in cui ci mostra l’inscindibile legame fra la spiritualità francescana e la necessità di una rinnovata sensibilità ecologica

Ringraziando frate Fabio per il bel contributo, affido questa nostra esperienza (di frati e giovani) alla preghiera di tutti voi.

Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.

Fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

 

Come stanno insieme francescani ed ecologia? La vocazione ecologica è davvero nel DNA dei seguaci di san Francesco? Questa domanda può spiazzarci un po’: essere francescani comporta necessariamente essere anche ecologisti? Per rispondere alla questione bisogna guardare per prima cosa a san Francesco e cercare di comprendere la sua spiritualità. Di san Francesco a volte si sente dire di tutto, e a volte capita di vederlo descritto con categorie che appartengono al giorno d’oggi, ma poco hanno a che fare con le autentiche biografie del Santo. Ad esempio, è innegabile l’amore di Francesco per tutte le creature, ma si può davvero dire che il Santo di Assisi fosse un ecologista?

Perché NO

Innanzitutto il termine «ecologia» nasce nella seconda metà dell’800 e non esisteva nel vocabolario di Francesco d’Assisi. Nel 1200, inoltre, non c’era il problema dell’ambiente naturale minacciato dall’azione dell’uomo. Se oggi parole come «ambiente» e «natura» evocano immagini di benessere (ritrovare «armonia nella natura», trovare pace «immergendosi nell’ambiente») o di fragilità (l’inquinamento ambientale, lo sfruttamento delle risorse naturali, l’estinzione di specie animali e vegetali), per l’uomo del Medio Evo… era tutta un’altra storia! Secondo gli storici la gente dell’epoca era preoccupata più che altro di difendersi da una natura che «avanzava» con un volto a volte minaccioso: gli uomini disputavano il cibo agli animali, e nei boschi entravano in concorrenza con i lupi nella caccia. Gli abitanti di quel mondo si trovavano a interagire quotidianamente con le bestie e con un paesaggio «selvaggio», in una rete di rapporti di forza quasi opposti rispetto ad oggi.

Non essendoci quindi una «questione ecologica» nel XIII secolo, non si può dire esattamente che san Francesco fosse un ecologista nel senso odierno del termine. Al Poverello l’ambiente interessava non per l’ecologia ma per la teologia: gli elementi naturali o gli animali stavano a cuore al Santo di Assisi perché gli parlavano di qualcosa di più grande. La natura poteva essere letta come un libro che parlava di Dio, suo Creatore. Questo aspetto religioso non è parte dell’ecologismo moderno, che si interessa alla natura e all’animale come organismi viventi, da proteggere o da studiare, ma senza un riferimento all’«Onnipotente e bon Signore».

Da ultimo bisogna aggiungere che il rapporto dell’Assisiate con le creature non era sempre idilliaco, tanto che nelle Fonti Francescane si possono trovare perfino testi in cui egli maledice e fa morire degli animali. Sia il Celano (nella Vita seconda) che San Bonaventura (nella Leggenda maggiore) riportano l’episodio della scrofa che uccise un agnellino. San Francesco ne fu molto addolorato, perché quell’animale innocente gli ricordava Cristo, l’Agnello senza macchia. Quindi maledisse la scrofa, la quale morì e nessuno si cibò della sua carne (cf. 2Cel 111: FF 698; LegM VIII, 6: FF 1146). Ancora, nella Vita seconda, si incontra un Francesco che addita come esempio negativo per i suoi frati un pettirosso ingordo e superbo, poiché non condivide il cibo con i suoi fratelli. Questo muore annegato e «non si trovò gatto o bestia che osasse toccare il volatile maledetto dal santo» (cf. 2Cel 47: FF 633).

Perché SÌ

Fatte salve le premesse qui sopra, possiamo dire che nessuno più di san Francesco è a tutt’oggi un emblema vivente di un rapporto di amore, rispetto e armonia con la natura. Anche se per lui non esisteva la parola «ecologia» e ai suoi tempi non c’erano gli incendi delle foreste, l’inquinamento delle acque, o il buco dell’ozono, non è un errore considerare Francesco il patrono degli ecologisti (proclamato tale da San Giovanni Paolo II il 29 novembre 1979) perché è un modello insuperabile nel sapersi rapportare con il mondo creato, con un equilibrio meraviglioso. Pochi altri santi nella storia sono famosi per un tale rapporto di fraternità universale con ogni creatura.

Questo saltava agli occhi dei suoi contemporanei, come riportano i suoi primi biografi: «Come descrivere il suo ineffabile amore per le creature di Dio e con quanta dolcezza contemplava in esse la sapienza, la potenza e la bontà del Creatore? Proprio per questo motivo, quando mirava il sole, la luna, le stelle del firmamento, il suo animo si inondava di gaudio. O pietà semplice e semplicità pia! Perfino per i vermi sentiva grandissimo affetto perché la Scrittura ha detto del Signore: lo sono verme e non uomo (Sal 21,6); perciò si preoccupava di toglierli dalla strada, perché non fossero schiacciati dai passanti. E quale estasi gli procurava la bellezza dei fiori quando ammirava le loro forme o ne aspirava la delicata fragranza! Subito ricordava la bellezza di quell’altro Fiore il quale, spuntando luminoso nel cuore dell’inverno dalla radice di Iesse, col suo profumo ritornò alla vita migliaia e migliaia di morti. Se vedeva distese di fiori, si fermava a predicare loro e li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione. E finalmente chiamava tutte le creature col nome di fratello e sorella, intuendone i segreti in modo mirabile e noto a nessun altro, perché aveva conquistato la libertà della gloria riservata ai figli di Dio». (cf. Vita prima – 1Cel XXIX: FF 458-461).

Sì, nel DNA della spiritualità francescana c’è uno sguardo speciale verso tutto l’universo creato, che è perfettamente in linea con molte istanze di questo nostro Terzo Millennio. Se leggiamo i più recenti testi sui temi di ecologia e salvaguardia del Pianeta, vediamo che sono descritti atteggiamenti di cura che erano già presenti in san Francesco, e allo stesso modo vengono criticate quelle modalità umane di dominio, sfruttamento, egoismo che, già otto secoli fa, il Poverello rigettava come fonte di ogni male. Basta leggere quel capolavoro di papa Francesco che è l’enciclica Laudato Si’ per vedere riproposto in chiave contemporanea lo stile del Santo di Assisi nel rapportarsi con gli uomini, con Dio e con la natura.

Cosa ci insegna san Francesco

Nel mondo contemporaneo tanti problemi che affliggono l’umanità e l’ecosistema sono riconducibili a logiche di sfruttamento, consumismo e disparità nella distribuzione dei beni della terra. San Francesco ci può insegnare moltissimo ancora oggi: l’atteggiamento del ricevere tutto da Dio come un dono. La gratuità, la gratitudine. Noi non produciamo l’ambiente. Per quanto l’uomo oggi possa manipolare la natura, non la può creare. La riceve. E di questo non può che essere grato e responsabile. Si può dire che la teologia morale di san Francesco è sintetizzabile così: il male è «appropriazione»; il bene è «restituzione». Lo stesso concetto si esprime nel «nulla trattenere per sé» (cf. Lettera a tutto l’ordine: FF 221), ovvero nel rinunciare alla logica dell’appropriazione, dell’accumulo, che possono sconfinare in avidità, ingordigia, nell’immagazzinare egoisticamente, nell’attivismo frenetico e nel mito dell’efficientismo.

Questo non è disprezzo dei beni materiali. È una sana critica al non condividere e al prendere per sé più del necessario. La condivisione dei beni – secondo san Francesco – non è per filantropia o per una politica sociale. Tocca il nucleo della fede cristiana: l’unico proprietario di ogni cosa è originariamente e solamente l’Altissimo. Noi uomini siamo tutti sullo stesso piano, perché sopra di noi c’è un unico Dio, creatore di tutti e di tutte le cose. Siamo semplicemente custodi e amministratori dei beni di un Altro. Non è bene solo ciò che «mi serve» o «mi piace». Anche la cosa più insignificante può essere colta come un «bene», perché viene dalla mano dell’Altissimo. Questa consapevolezza permette a san Francesco di avere quella prospettiva così aperta, positiva e accogliente verso tutto e tutti, che ancora oggi affascina molti. Il Poverello non era certo per la deprecabile «cultura dello scarto»!

Cosa posso fare io?

Questa domanda mi frullava nella testa da un po’ di tempo. Quando poi papa Francesco ha chiesto di riscoprire e attuare la sua enciclica Laudato Si’, nel quinto anniversario della sua pubblicazione (Pentecoste 2015), l’ho riletta con gusto e mi son detto… «qui c’è un tesoro da condividere con i giovani!». Con i frati della pastorale giovanile della Basilica del Santo allora abbiamo pensato a una settimana per giovani (maschi e femmine dai 18 ai 28 anni) da vivere in un contesto naturale, seguendo la spiritualità di san Francesco e il suo Cantico delle Creature e approfondendo i temi della Laudato Si’. Ne è nata la proposta della LAUDATO SI’ WEEK, dal 26 luglio al 1 agosto 2020, a San Vito di Cadore (BL), fra le meravigliose montagne delle Dolomiti. Una trentina di ragazzi e ragazze hanno risposto con entusiasmo e insieme stiamo ora condividendo giorni di gioia e letizia, di bellezza e pace.

Grato al Signore per il grande regalo che ci sta offrendo, mi auguro che questo articolo possa «solleticare» anche in tanti altri giovani un francescano amore per il Creato… «a lode di Dio e del poverello Francesco!».

fra Fabio – frafabio@vocazionefrancescana.org

Data di aggiornamento: 31 Luglio 2020
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