Un mese per le missioni

A cent’anni dall’enciclica missionaria «Maximum Illud», papa Francesco ha indetto per questo ottobre uno speciale mese missionario, con l’intento di risvegliare la coscienza dei credenti.
01 Ottobre 2019 | di

Sono trascorsi cento anni da quando papa Benedetto XV, nell’enciclica missionaria Maximum Illud, spiegò con lungimiranza che la Storia universale della salvezza non poteva essere richiamata a giustificazione delle chiusure nazionalistiche ed etnocentriche delle potenze coloniali del tempo. Da attento osservatore, il Pontefice genovese – che stigmatizzò la Prima guerra mondiale definendola «l’inutile strage» – scrisse con coraggio profetico che l’annuncio del Vangelo non doveva essere confuso con le strategie di quelle nazioni europee che intendevano innanzitutto e soprattutto salvaguardare i propri interessi economici e militari.

Prendendo lo spunto da tale centenario, papa Francesco ha indetto per questo ottobre uno speciale mese missionario, con l’intento dichiarato di risvegliare la coscienza dei credenti. A questo proposito, nel tradizionale messaggio per la Giornata missionaria mondiale (Gmm) – che quest’anno si celebra il 20 ottobre sul tema: «Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo» – il Pontefice ci ricorda che la Chiesa, per sua vocazione, deve essere «in uscita fino agli estremi confini». Ecco che allora, leggendo il testo, è evidente che papa Francesco non ha dubbi nell’affermare la teologia del Regno. «Noi non facciamo proselitismo», perché la fede cristiana «non è un prodotto da vendere, ma una ricchezza da donare». «Quanti santi, quante donne e uomini di fede ci testimoniano, ci mostrano possibile e praticabile questa apertura illimitata, questa uscita misericordiosa come spinta urgente dell’amore e della sua logica intrinseca di dono, di sacrificio e di gratuità», sottolinea il Papa. Che prosegue: «Chi ama si mette in movimento, è spinto fuori da se stesso, è attratto e attrae, si dona all’altro e tesse relazioni che generano vita. Nessuno è inutile e insignificante per l’amore di Dio».

Viene allora spontaneo domandarsi: se Cristo fosse oggi presente nella nostra società, fisicamente, come duemila anni fa, dove andrebbe? Nel Vangelo di Marco (1, 14 ss.) leggiamo che «Gesù andò nella Galilea». Iniziò, quindi, a evangelizzare in una regione lontana dall’istituzione religiosa giudaica, una terra di confine, a diretto contatto con i pagani. E poi Marco aggiunge: «Proclamando il Vangelo di Dio», cioè la Buona Notizia di Dio. Vale a dire l’affermazione, potremmo dire noi oggi, di un «mondo capovolto», quello di un Dio che dà se stesso, che non castiga, ma perdona. E cosa gridava a gran voce il Messia? «Il Regno di Dio è vicino». Nella nuova relazione con Dio che Gesù propone, non c’è più una legge, un codice esterno all’uomo che l’individuo deve osservare, ma c’è l’accoglienza e la pratica dell’amore secondo lo spirito delle Beatitudini. D’altronde, al centro dell’attività missionaria, che è connaturale alla Chiesa (senza missione non c’è Chiesa), si colloca proprio il Regno di Dio. E sebbene, come leggiamo nell’enciclica di san Giovanni Paolo II Redemptoris Missio, «non si possa disgiungere il Regno dalla Chiesa. Certo, questa non è fine a se stessa, essendo ordinata al Regno di Dio, di cui è germe, segno e strumento» (18). Sta di fatto che questo Regno, che oggi si manifesta nella presenza di Cristo nella nostra Storia, è qualcosa di meraviglioso e avvincente per chi ha avuto il dono di farne l’esperienza. Un Regno di cui i santi, che la Chiesa venera con rigore, hanno annunciato e testimoniato. È chiaro che quando si realizzano nel mondo situazioni di pace, di giustizia, di riconciliazione, quando viene rispettata l’integrità del Creato… tutte queste dimensioni rimandano al Regno.

Una cosa è certa: «Siamo figli dei nostri genitori naturali, ma nel battesimo ci è data l’originaria paternità e la vera maternità», ricorda papa Francesco, secondo il quale «non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come madre».

 

Leggi anche gli altri interventi mensili di padre Giulio Albanese sul Messaggero di sant'Antonio di carta e sulla corrispondente versione digitale.

Data di aggiornamento: 01 Ottobre 2019

1 comments

3 Ottobre 2019
Ho voglia di lavorare e di leggere
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di MARCO

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