La missione di accendere stelle
Un prete maturo affidava questo consiglio a un prete giovane, chiamato a iniziare una nuova esperienza in una parrocchia: «Dedicati tanto ai giovani. Certo, primo o dopo ti lasceranno, perché i giovani sono fragili e cambiano spesso. Ma se ti lasciano, non prendertela; prega invece per loro. E quando poi tornano, non rimproverarli, ma accoglili con il sorriso!».
È la ricchezza di un sacerdote anziano di Campobasso, don Giovanni Diodati, un uomo carico di Spirito santo, che si è spento qualche settimana fa. Quel consiglio lo sento anch’io vicino, quando ora leggo con passione la nuova Esortazione apostolica di papa Francesco dedicata ai giovani, Christus Vivit. È questo il filo rosso del documento pontificio. Nel leggerlo, si riacquista una forte appartenenza alla Parola di Dio, la linfa di tutto e, soprattutto, si assapora la fede come vita vissuta che qualifica il nostro cammino ecclesiale.
La Christus vivit è come un pane da spezzare insieme alla mensa della giovinezza, dove tutti siamo chiamati a rendere operativa la nostra esperienza di amore per il Vangelo. Passione che passa per il sentiero già tracciato da Gesù: «Io sto in mezzo a voi come uno che serve» (Lc 22,27). Il servire la gioia dei giovani è la missione più grande per noi preti, per gli educatori, le famiglie e la scuola. Perché è ciò che ci permette di aiutarli a uscire dal labirinto, come il Papa aveva indicato nella sua visita pastorale a Campobasso cinque anni fa: «Cercate il filo per uscire dal labirinto; cercate il filo: non si può bruciare la vita girando. La cultura del provvisorio non esalta la nostra libertà, ma ci priva del nostro vero destino, delle mete più vere e autentiche. È una vita a pezzi».
L’immagine del labirinto è indispensabile per cogliere il valore profondo e profetico di quanto il Papa scrive al n. 257: «Per realizzare la propria vocazione è necessario sviluppare, far germogliare e coltivare tutto ciò che si è. Non si tratta di creare se stessi dal nulla, ma di scoprirsi alla luce di Dio e far fiorire il proprio essere: nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. La tua vocazione ti orienta a tirare fuori il meglio di te stesso per la gloria di Dio e per il bene degli altri».
Il labirinto, lungi dall’essere un’immagine negativa, rende bene la complessità del nostro presente, specie per il mondo giovanile. La Christus vivit evidenzia tale complessità nel descrivere le sfide della pastorale giovanile, oggi. Ma insiste poco sui problemi, soffermandosi invece sulla figura di chi aiuta a uscire dal labirinto. Cioè la forza attrattiva di Cristo. Lui è il centro dell’esortazione. Lui vive e fa vivere tutto. E fa uscire dal labirinto tramite il filo della fraternità e della sinodalità, le nostre risorse.
E qui ripercorro i primi passi della mia scelta sacerdotale. Rivivendo in particolare quello che fra Carlo Carretto mi suggeriva negli anni della paura davanti alla chiamata: «La risposta da dare al Signore deve passare per il cuore. È al di là delle cose. Lì, nel tuo cuore, tu sai veramente se questa scelta ti rende felice, per poter aiutare un giorno gli altri a esserlo». In quel consiglio io sento la conferma di quello che il Papa scrive all’inizio dell’esortazione: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!».
La giovinezza ci viene incontro tutte le volte che facciamo spazio a una di queste componenti della vita nuova portata da Gesù. La forza spirituale che ci viene dal suo esempio è l’ossatura della Chiesa per poter dire al mondo: «Il Signore ci chiama ad accendere stelle nella notte dei nostri giovani» (n. 33). Quelle stelle che si fanno sorriso di gioia e di speranza lungo il cammino della vita, che mescolano il cielo alla terra, il mistero alla grazia, il tuo sogno al mio, per un mondo migliore.