Una Chiesa povera per i poveri

«Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro – scrive papa Francesco nell’Evangelii Gaudium –, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause».
02 Febbraio 2019 | di

Il dialogo è spesso difficile e non può prescindere dalla correctio («correzione») fraterna, vale a dire il rimprovero eseguito, nella carità, con lo scopo di aiutare il proprio fratello/amico affinché prenda coscienza del suo peccato. È una pratica di vita cristiana insegnata da Gesù, come leggiamo nel vangelo di Matteo (18,15-17). L’evangelista, peraltro, ha dedicato un intero capitolo del suo vangelo per spronare la Chiesa del suo tempo ad agire di fronte a situazioni di tensione, divisioni, errori e perfino scandali. Gesù, comunque, non propone il suo insegnamento in termini giuridici, come se fosse un qualcosa di impositivo in grado di risolvere i conflitti e di eliminare i peccati.

Pur ispirandosi al libro del Levitico, dove leggiamo: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un suo peccato» (Lv 19,17), il suo messaggio è profetico ed è fondato sull’amore. Il Maestro chiede che in mezzo alle tensioni, alle contese e alle offese che inevitabilmente avvengono in ogni comunità permanga sempre il desiderio di comunione, la volontà di edificazione reciproca, la responsabilità di ciascuno verso tutti, con sincerità. 

A questo proposito è illuminante il pensiero di san Bernardo (1090-1153), grande riformatore della Chiesa medievale, nel suo trattato De considerazione. In quest’opera egli ebbe la temerarietà di criticare la nomenclatura religiosa del tempo: «Guarda come ferve lo zelo degli ecclesiastici, ma solo per garantirsi il posto! Tutto  viene fatto per la carriera: niente o ben poco per la santità». È evidente che l’ambiente di palazzo generava malessere nell’animo di Bernardo, al punto tale da avvertire un grande disagio interiore nei confronti di papa Eugenio III – cistercense come lui – quando avanzava in pubblico «tutto scintillante di oro e vestito di una rutilante varietà di colori». Bernardo arrivò addirittura a comparare, con una sorta d’ironia mista a sarcasmo, il suo confratello papa Eugenio con l’apostolo Pietro: «Non risulta davvero che si sia mai presentato in pubblico [l’apostolo Pietro] bardato di gemme o in cappe di seta, o coperto d’oro, o montando un bianco destriero o scortato da soldatesche o assiepato da un corteo vociante di ministri […] sotto questo aspetto, tu [papa Eugenio III] non sei il successore di Pietro, ma di Costantino».

Da rilevare, comunque, che tale giudizio nei confronti di Pietro Bernardo dei Paganelli di Montemagno – questo il nome del Pontefice – non offuscò la sua memoria, tant’è vero che venne riconosciuto poi beato dalla Chiesa e lo stesso Bernardo mitigò la sua opinione: «Per conto mio, ritengo che questo fatto potrebbe essere tollerato per i tempi che corrono, ma non dev’essere preteso come un diritto».

È evidente che, per quanto possano esservi dei condizionamenti culturali legati alla relazione tra dignità e fasto, la gente, poco importa se credente o non credente, si aspetta semplicità evangelica e vicinanza pastorale. D’altronde, la posta in gioco è alta e il dialogo fraterno, nella carità, può innescare l’agognato cambiamento. «Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri» ha scritto papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (198), precisando le ragioni: «Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro.

La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro».

Il dialogo serve anche ad aprire le menti su temi scottanti come questo dei poveri.

 

La rubrica "Dialoghi" di Giulio Albanese è pubblicata sul «Messaggero di sant’Antonio» di gennaio 2019, e puoi leggerla anche nella corrispondente versione digitale!

Data di aggiornamento: 02 Febbraio 2019
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