Una magia chiamata Blake
«E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: "Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta". Appena giunto, gli si avvicinò e disse: "Rabbì" e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono». A ben guardare il disegno realizzato da William Blake nel 1803-1805 con inchiostro, grafite e acquerello su carta (Giuda Lo tradisce, nella foto) sembra quasi di presenziare in diretta alla scena descritta nel Vangelo secondo Marco (Mc 14,43). Al centro della scena un luminoso Gesù Cristo riceve il bacio dal traditore per eccellenza circondato da una schiera di occhi, braccia e torce. Ogni espressione, ogni gesto rimanda al Figlio di Dio in una composizione di rara intensità e modernità nel contempo.
Non è la prima volta che l'autore dell'opera si cimenta con le Sacre Scritture. Poeta, pittore e incisore nato a Londra nel 1757, William Blake ha trascorso una vita intera a tradurre in arte la Bibbia, come pure La Divina Commedia, l'Iliade, l'Odissea e via dicendo. Molti di questi capolavori ora e fino al 2 febbraio si possono ammirare alla Reggia di Venaria di Torino (più precisamente, nelle Sale delle Arti) nell'ambito della mostra «Blake e la sua epoca. Viaggi nel tempo del sogno». Curata dalla storica dell’arte Alice Insley - British Art 1730-1850 Curator della Tate UK -, l'esposizione consiste in una significativa selezione di 112 opere provenienti dalla famosa istituzione museale inglese. Opere firmate da Blake, ma anche da molti altri artisti che, a cavallo tra Settecento e Ottocento, contribuirono a sviluppare la corrente del Romanticismo in Inghilterra.
Ecco dunque che, tra personaggi biblici e protagonisti fantastici, tra profeti e fate, angeli ribelli e mostri spaventosi, il percorso alterna ai capolavori firmati da Blake anche i lavori di Johann Heinrich Füssli, Henry Singleton, Theodor von Holst ed Edward Dayes. Incrociamo Oberon, Titania e Puck con le Fate che danzano (William Blake, acquerello e grafite su carte, circa 1786, scena tratta da Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare), varchiamo la porta dell'Inferno di Dante Alighieri (da La Divina Commedia) assieme al poeta e a Virgilio, entriamo in una Scena dal Faust di Goethe (Theodor von Holst, 1834, olio su tela) e strabuzziamo gli occhi di fronte a Il fantasma di una pulce (William Blake, 1819-1820 circa, tempera e oro su mogano). Non a caso, tra le sette sezioni in cui è divisa la mostra alla Reggia di Venaria (orrore e pericolo, il Gotico, uno sguardo romantico al passato, Satana e gli inferi) ci sono anche quelle dedicate agli incantesimi e alle creature fantastiche...
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