Una toscana a Riga
La comunità italiana in Lettonia è piccola, conta meno di 400 persone, ma nasconde punte di eccellenza. Una di loro si chiama Giulia Rossi, 26 anni. La giovane ha visto allungarsi fino a settembre il suo tirocinio presso la Berec, l’Agenzia europea per le comunicazioni elettroniche, uno degli enti dell’Ue. Cominciato nell’ottobre scorso, doveva durare solo sei mesi. Laurea in relazioni internazionali a Firenze, Giulia sta coltivando il sogno di lavorare stabilmente per l’Ue, maturando una serie impressionante di esperienze. «Grazie all’Erasmus Placement – ci racconta – sono stata prima a Cardiff, in Galles, e poi a Lione, in Francia. Ho lavorato poi alla Camera di commercio italiana a Salonicco, all’Ambasciata d’Italia a Vilnius, in Lituania, e alla rappresentanza delle Marche a Bruxelles. Riga, però, per me è qualcosa di diverso».
Facciamo un passo indietro. Alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, i Paesi baltici vivono un boom economico capace di attrarre imprenditori da ogni parte d’Europa. Tra di loro, anche il papà di Giulia che così incontrò quella che sarebbe diventata la madre della ragazza. «Per anni abbiamo fatto su e giù tra la mia natìa Laterina (Arezzo) e la Lettonia. Lavorare qui è un’occasione per avvicinarmi alle mie origini. Già durante gli studi avevo dedicato molto tempo a fare ricerche sulla storia e la situazione politica di questa zona. Parlo il russo, ma non il lettone, e la ragione è legata a doppio filo con la storia di questa regione. Durante la Seconda Guerra mondiale la mia bisnonna, nata in Bielorussia, fu portata in maniera coatta a Riga perché serviva forza lavoro giovanile. Qui si innamorò di un colonnello, anche lui russo. Durante gli anni dell’Unione sovietica vissero nel Paese, ma sempre da russi, così come la loro figlia, cioè mia nonna, che tuttora potrebbe acquisire la cittadinanza lettone solo con la naturalizzazione. La Lettonia, da sempre, l'ha negata a tutti loro. La lingua, in famiglia, è rimasta il russo. Mia madre mi ha parlato in russo quando ero piccola per farmi crescere bilingue».
La Riga di oggi, capitale della Lettonia, è una città viva, ma non così internazionale come quindici anni fa. «La crisi economica del 2008 è stata forte. Ora c’è un problema di emigrazione: in troppi lasciano per altre nazioni dell’Ue. Anche l’immigrazione italiana si è fermata. Ormai la maggior parte dei connazionali che trovo qui, o hanno un ristorante o sono qui per un programma Erasmus. Io mi sto godendo questo periodo. Riga ha un bellissimo centro ricco di Art Nouveau, e ogni ora passata con i nonni significa arricchirsi di racconti di vita che non si trovano sui libri. Certo, c’è poco sole d’inverno, ma amo la neve, e d’estate quando ci sono 30 gradi, si può fare il bagno in luoghi suggestivi. C’è la possibilità che io rimanga a lungo, ma anche che possa coronare il mio sogno e lavorare stabilmente per una delle sedi principali dell’Ue. Viaggiare e comunque sentirsi ovunque europei – conclude Giulia – è parte del mio stesso essere».
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!