Unità: vittoria o sconfitta?

Quali saranno le conseguenze di questa unità vissuta come indispensabile – ma anche costretta e forzata – nel futuro della politica?
30 Agosto 2021 | di

«Unità» è la parola d’ordine della politica. Chiesta ripetutamente dal presidente della Repubblica e dal presidente del Consiglio, è ritenuta indispensabile per far uscire il Paese dalla pandemia, necessaria per garantire la rinascita economica e sociale e l’utilizzazione delle risorse che l’Europa ha messo a disposizione. Unità, dunque, tra le forze che, mettendo da parte le divisioni più profonde, hanno affermato il loro impegno a garantire l’attuazione del programma del governo Draghi e, persino, rapporti con l’opposizione improntati, come mai era avvenuto nella recente storia italiana, a un inaspettato gentlemen agreement.

Non vi è finora motivo di pensare che questo atteggiamento possa modificarsi nei prossimi mesi: troppo importante è l’immagine che l’Italia deve presentare all’Europa. I partiti non possono che deporre le armi dello scontro e del conflitto. Con quali conseguenze? Tutte positive come i vertici dello Stato e del governo nonché la stampa mainstream sembrano pensare? Oppure questa unità contiene dei rischi non ancora visibili ma che potrebbero non agevolare la politica del futuro?

Sicuramente l’unità, richiesta da Mattarella e praticata con intelligenza da Draghi, ha avuto finora effetti positivi. Complice la preoccupazione della pandemia e il grande sforzo della campagna vaccinale, ha liberato gli italiani dagli scontri ideologici, quasi sempre fittizi e a esclusivo uso e consumo dei capi dei partiti per conquistare e mantenere consensi. Ma... A questo punto un «ma» è necessario. 

Quali saranno le conseguenze di questa unità vissuta come indispensabile – ma anche costretta e forzata – nel futuro della politica? L’abbandono dei toni demagogici, dello scontro continuo e non sempre giustificato darà risultati solo positivi? Oppure – nel nostro Paese, l’unico in Europa che ha dato vita a un governo di unità nazionale per uscire dalla pandemia – si può tradurre in una cancellazione della politica che richiede, per esistere, diversità di visioni, rappresentazione di diversi interessi, conflitto di progetti e di idee?

C’è chi si chiede se non si corra il rischio di dare deleghe eccessive, di fare affidamenti sproporzionati, mettendo da parte idee e convincimenti. Lo scontro non sempre, anche se negli ultimi anni abbiamo avuto questa impressione, è fine a se stesso. Può essere positivo e produrre proposte. Smaltita (o quasi) la sbornia populista, concentrati sui problemi della ripresa, giustamente diffidenti nei confronti di ideologie inutilmente divisive, gli italiani corrono oggi il rischio della sospensione del conflitto, di non saperlo più gestire, di mettere da parte il confronto di idee e di programmi. Di delegare troppo all’uomo «giusto». E questa potrebbe essere una sconfitta della politica. In nome dell’unità, ma pur sempre una sconfitta.

 

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Data di aggiornamento: 30 Agosto 2021
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