Verso una Pasqua di rinascita
Islanda - Solennità del Nord
di Generoso D'Agnese
«Il funerale in Islanda è un momento di incontro e raccolta della famiglia – spiega la musicista e insegnante Pamela De Sensi –. Qui vi è l’uso di far trascorrere anche due settimane prima della Messa funebre che si articola in due momenti: il primo, più intimo, celebrato solitamente in una cappella alla presenza dei familiari più stretti, col prete e l’organista, spesso con un piccolo coro o con dei solisti». In questa occasione, a bara aperta, viene salutato per l’ultima volta il defunto, in preghiera, e dando così la possibilità di un ultimo contatto con i familiari. «Il secondo momento è la Messa funebre, anch’essa con tanta musica e solennità. In questa circostanza sono invitati tutti coloro che lo vogliono, amici, colleghi, ecc. Alla fine della funzione religiosa, ci si incontra per un caffé o un brunch offerto dalla famiglia del defunto. Si consumano anche le pietanze preferite dal defunto o che il defunto ha lasciato detto di preparare per la cerimonia».
Il ricordo del defunto viene perpetuato non tanto con la data della sua morte ma con quella della sua nascita. Quindi quando un parente defunto, compie ad esempio 90 o 100 anni, ci si incontra per ricordarlo e commemorarlo anche attraverso una piccola festa in famiglia. Il defunto viene ricordato non solo con la tradizionale Messa, ma durante tutto l’anno. Nei lunghi mesi di oscurità che caratterizzano i Paesi nordici, si portano molti lumini al cimitero per far sentire amati i defunti anche dopo la loro morte. In primavera, invece, è un tripudio di fiori e di colori. Si piantano fiori sulla tomba e intorno ad essa, anche in questo caso per far sentire la presenza della primavera e dell’estate a chi non c’è più. «Ai nipoti si racconta l’evento della morte in modo diretto e naturale. I bambini spesso realizzano disegni e oggettini creati con fiori e conchiglie da lasciare poi nella bara. Noi italiani ci atteniamo alle tradizioni del trigesimo e dell’anniversario della scomparsa».
Australia - Esequie in streaming
di Sara Bavato
Teresa Lucisano ricorda chiaramente la morte della nonna paterna quando era piccolina: niente svaghi, radio o tv per un mese, il papà che non poteva radersi per una settimana, vicini e paesani che portavano i pasti alla famiglia in lutto. «Erano le usanze di un tempo» – rammenta –, dei genitori emigrati da poco in Australia dalla Calabria. Da allora i cambiamenti nell’elaborazione del lutto, nei riti e nelle consuetudini sono stati molti, e lei li ha potuti osservare da vicino con il suo lavoro ventennale nell’ambito delle onoranze funebri, da dodici anni con Tobin Brothers, agenzia per la quale organizza i funerali italiani nei sobborghi nord di Melbourne.
La dipartita di un familiare è un momento solenne in cui onorarne la memoria assieme a parenti e conoscenti. In assenza di un luogo fisico dove affiggere il necrologio, la notizia della morte viene pubblicata nel giornale italiano, accompagnata dai dettagli sul rosario e la Messa, spesso celebrata in italiano e in inglese. Durante la funzione, i familiari più stretti fanno le letture, un elogio funebre e mostrano un video con le foto salienti della vita del defunto: la giovinezza, l’arrivo in Australia, il matrimonio, la nascita di figli e nipoti. Dopo le condoglianze fuori dalla chiesa, ci si reca in cimitero e la celebrazione termina con un rinfresco organizzato in sale apposite o in un club italiano.
Gli aspetti organizzativi di cui si occupa Lucisano sono tantissimi: dalle auto che accompagnano la famiglia ai libretti della Messa, dalle donazioni che ormai hanno sostituito i fiori al registro degli ospiti. Nei mesi scorsi, il webcast, ovvero la diretta video del funerale, è diventato un servizio popolare a causa delle severe restrizioni che consentivano a un numero limitatissimo di persone di presenziare alle esequie. Molte imprese funebri si sono attrezzate per offrire l’opzione di vedere la cerimonia in streaming da casa, e consentire così la partecipazione a familiari e amici sparsi in tutta Australia, in Italia e nel mondo.
Oltre alle Messe in suffragio a un mese e a un anno dalla scomparsa, vengono organizzati altri eventi collettivi in occasione di ricorrenze particolari: a Pasqua, fino a qualche anno fa, si andava fuori città a piantare un albero in ricordo del defunto mentre a Natale si tengono ancora dei toccanti concerti durante i quali si invita a riflettere e a scrivere un pensiero per i propri cari che poi può essere letto a voce alta o conservato in una decorazione da appendere all’albero.
Ma non è solo in momenti o date speciali che si mantiene vivo il ricordo, coltivato quotidianamente con gesti semplici. Per Celestina Sagazio, storica e studiosa che ha curato per anni visite guidate al Melbourne General Cemetery, basta una passeggiata tra i viali dell’antico cimitero – ed è lo stesso anche per altri campisanti – per notare l’assidua frequentazione degli italiani ai luoghi di sepoltura di famiglia. Le tombe vengono pulite con cura e frequenza, ci sono fiori freschi o artificiali poco comuni in altre parti del cimitero. «Mia madre – dice – è andata a trovare per trent’anni, ogni sabato, mio padre, mancando all’appuntamento solo se era ammalata o all’estero». I monumenti funebri italiani si contraddistinguono anche per l’elaboratezza dei simboli religiosi, realizzati con materiali pregiati, e per l’importanza data al ricordo delle relazioni familiari dei defunti – genitori, figli, nonni amorevoli –, testimonianze perpetue di fede, devozione e dei legami terreni indissolubili che superano la sfida del tempo.
Messico - Festa d'addio
di Nicola Nicoletti
In Messico la morte è salutata in maniera festosa. Al cimitero è facile trovare i celebri mariachi, i musicisti che accompagnano il feretro al suono di trombe, chitarre e violini. Spesso c’è un cantante che intona a pieni polmoni i pezzi preferiti del defunto: una compilation che il coniuge o i figli passano alla banda quando viene contattata, alleggerendo così il trapasso. Non è raro che poi si vada a mangiare anche qualcosa assieme, a casa dei familiari, sempre alla salute del dipartito.
Antonio Mariniello, nato a Poggiomarino, terra di confine tra Napoli e Salerno, vive da vent’anni in Messico, dove si occupa di architettura e costruzioni. Sposato con Paola e padre di tre ragazzi, è un appassionato di musica, tifosissimo di Napoli e del Napoli. Da buon osservatore, evidenzia il diverso modo di vivere l’ultimo saluto ai nostri cari in tempi normali (durante il Covid, ovviamente, i protocolli sono differenti).
«Per prima cosa si chiama l’agenzia funebre. Loro si preoccupano di tutto: trasportare il feretro (normalmente dall’ospedale o da casa) all’agenzia, e prepararlo, dalla logistica all’aspetto estetico, per l’ultimo saluto. In Messico le grandi agenzie funebri sono dei piccoli hotel con una reception importante, una grande hall con servizi e suite tutto attorno. Gli spazi destinati alla veglia del defunto comprendono una grande stanza centrale, dove si rende omaggio al feretro, e una piccola stanza annessa, con bagno, dove chi rimane a vegliare il defunto può riposare, rilassarsi, piangere».
Nello spazio comune si trovano gli uffici amministrativi, divani, alcuni fiorai, posti dove vendono (od offrono) caffè, e piccoli punti di ristoro. Nei paesini, invece, la famiglia e gli amici si occupano di portare il cibo da consumare insieme, a casa dell’estinto. «Gli italiani possono essere sepolti al Cimitero italiano del Panteón de Dolores», spiega Regina Casalini, presidente dell’Associazione Italiana di Assistenza. «Il cimitero italiano ha 120 anni, ospita circa 400 tombe e 60 loculi. Molte tombe sono di interesse storico e artistico».
In Messico, l’apoteosi della celebrazione della morte resta il 2 novembre. È la data più importante per il Paese, più di Pasqua o Natale, assieme a quella del 12 dicembre, festa della Madonna di Guadalupe. Mescolando i riti pre-ispanici e la religione cattolica portata dai conquistadores, il Messico esprime il meglio di sé celebrando la festa dei defunti. Altari multicolori con carta velina a forma di teschio, avvolgono letteralmente il Paese. Tutti gli strati sociali della popolazione partecipano ricordando i familiari e gli amici trapassati. Sigarette, birra, giochi e quant’altro poteva essere caro al defunto – italiano o messicano che sia – viene messo vicino alla sua foto per sottolineare che nessuno lo ha dimenticato, mentre enormi scheletri di cartapesta ballano al suono delle hit del momento nelle strade celebrando la vita e la morte sino all’alba, tra fiumi di birra e l’immancabile tequila.
Sudafrica - Commemorazione multiculturale
di Generoso D'Agnese
«Nel nostro Paese – racconta l’avvocato Maurizio Mariano, impegnato per anni al fianco di Nelson Mandela – c’è il retaggio della cultura boera, di quella anglosassone e africana, ma le comunità immigrate hanno portato il loro importante bagaglio di usi e tradizioni, e quindi noi partecipiamo ai riti funebri unendo parti di queste varie tradizioni. Innanzitutto demandiamo l’organizzazione alle agenzie funebri che preparano la salma nelle case funerarie». La dipartita non viene comunicata ai cittadini con le epigrafi, ma generalmente attraverso i giornali. Il rito funebre prevede la Messa e il ricevimento con i parenti in una stanza della parrocchia, con i familiari in fila all’ingresso per ricevere il saluto dei parenti e degli amici.
Durante il rito funebre vi è sempre un momento dedicato al ricordo, con un amico che rievoca i tratti salienti della vita del defunto e con un parente che a sua volta ricorda i momenti belli. Non ci sono generalmente i bambini. Si preferisce evitare loro di assistere se non hanno almeno 10 anni. «Nella nostra cultura “ibrida” ho dovuto spiegare ai miei figli e ai miei nipoti perché il giorno dei morti andiamo nei cimiteri, e perché ogni volta che torniamo in Italia facciamo visita ai parenti defunti». Fino a dieci anni fa, la bara veniva esposta aperta in chiesa durante il rito funebre, ma questa usanza è caduta in disuso.
Altro rito importante è l’opuscolo commemorativo nel quale si inseriscono i sei nomi dei portatori della bara dall’ingresso della chiesa all’altare, le musiche scelte per il rito, una biografia del defunto con le foto più significative della sua vita, e una poesia. Infine gli amici preparano il pranzo per la famiglia – il cosiddetto Consòlo – per testimoniare la loro vicinanza al dolore. «Nella nostra comunità ha ancora molta importanza la regione d’origine del trapassato, per cui capita spesso che in chiesa sia presente una bandiera della regione e qualche rappresentante in uniforme. Per mio padre erano presenti quattro membri dell’Associazione degli Alpini, e sulla bara c’era il cappello di alpino».
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