Carlo Acutis, un piccolo salvatore
Ci sono inizi che cadenzano l’esistenza: il primo giorno di scuola, l’ingresso nel nuovo posto di lavoro, l’entrata nella tua nuova casa… Nel 2000 don Gianfranco Poma non era certo un prete novello: aveva dedicato trentacinque anni da presbitero ai giovani, da ultimo come rettore maggiore dei Seminari milanesi. Fino a quando il cardinale Carlo Maria Martini, di cui era uno dei più stretti collaboratori, lo inviò in parrocchia, a Santa Maria Segreta, zona Magenta, a ridosso del centro storico di Milano. «Era il mio primo giorno da parroco» racconta don Gianfranco, quando, in chiesa, nota la presenza di un bambino di 9 anni, da solo, «seduto davanti al tabernacolo. Allora mi sono avvicinato e gli ho chiesto: “Ma tu ogni tanto ti raccogli qui a pregare davanti all’Eucarestia?” “Sì” dice lui, “perché questo mi consente di essere leggero di fronte a tutto quello che la vita mi chiede. In casa con la mia attenzione, a scuola… Ma soprattutto a me piace imparare come si sta con gli altri. Per me pregare è accumulare questo stile”».
Già: se gli inizi lasciano in noi un’impronta, lo fanno in modo ancora più pregnante alcuni incontri, con persone che, semplicemente, ci cambiano, ci convertono. Don Gianfranco non è l’unico a rimanere colpito dallo «stile» luminoso del suo giovanissimo parrocchiano. Costui è Carlo Acutis, classe 1991, nato a Londra ma da sempre abitante a Milano e, nelle ultime estati, ad Assisi, sua seconda casa e infine l’ultima. Perché la parabola terrena di questo ragazzo innamorato dell’Eucaristia è stata breve: una leucemia fulminante lo porta via a 15 anni, nel 2006. Troppo presto, certo. Ma non troppo presto per non imprimere una traccia nel cuore di tanti che lo hanno conosciuto da vivo prima del 2006, o che lo hanno scoperto vivente e vitale dopo il 2006. Anche la Chiesa si è da subito interrogata sulla sua testimonianza. Oggi Carlo è riconosciuto «servo di Dio», e si è già chiusa positivamente la fase diocesana del processo di beatificazione. Sullo sfondo dell’imminente Sinodo dei vescovi di ottobre, dedicato a I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, la sua testimonianza semplice, gioiosa e «ordinaria» nella sua radicalità, si staglia cristallina.
Un eucaristico «patrono di internet»
Andiamo a conoscerlo meglio, Carlo. Lo abbiamo lasciato in parrocchia, davanti all’Eucaristia – «la mia autostrada per il Cielo!» la chiamava –, dove, sì, lo potevi trovare in adorazione ogni giorno, prima o dopo la Messa quotidiana. Vale per lui quanto fra Tommaso da Celano riporta di san Francesco: «Era davvero molto occupato con Gesù» (FF 522). Pur tuttavia, non era «un piccolo sacerdote», come commenta don Gianfranco nel documentario La mia autostrada per il Cielo. Carlo Acutis e l’Eucaristia (Lev 2016): «Non ho mai trovato in lui una propensione clericale, ma quella del giovane che vuole essere frescamente cristiano. Lo spazio sacro era per lui sorgente, ma non dimora. Per lui il cristiano è lievito che si concede nella vita di tutti i giorni con gli altri. Lui portava il suo lievito cristiano. A questo teneva moltissimo».
Carlo era un ragazzo del suo tempo. Scherzoso, simpatico, sempre sorridente (addirittura nella malattia), attento nel curare le amicizie, curioso, appassionato di tecnologia e di informatica, con molte ore dedicate al mondo digitale, tanto che lo si vorrebbe già «patrono di internet» e «beato del web», per le competenze che dimostrò nella programmazione di siti e nella regia di alcuni video e presentazioni, rintracciabili anche su Youtube, nelle quali unì la competenza tecnica alla passione cristiana.
La sua opera più famosa, che continua a trovare grande accoglienza in tutto il mondo, è la Mostra dei miracoli eucaristici, rassegna dei prodigi che nei secoli hanno confermato la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino consacrati. Si va da Rimini – il miracolo della mula, intercessore il nostro sant’Antonio – a Lanciano, solo per citarne due tra i più cari al servo di Dio, e l’elenco prosegue, lunghissimo, internazionale e aggiornato di continuo dagli amici di Carlo. Tutto è consultabile online, ma poi è allestibile fisicamente con 150 pannelli. «Solo negli Usa la mostra è stata ospitata in circa 10 mila parrocchie e un centinaio di campus universitari» specifica la mamma, Antonia Salzano. La avviciniamo con una ben precisa domanda: come è stato possibile? Una qualità di vita del genere, una fede così contagiosa (in un tempo come il nostro), un amore espresso in tante forme, anche verso i poveri, ai quali portava parte dei risparmi e del cibo della tavola...
Come è stato possibile Carlo Acutis? Ride di gusto la signora Antonia a questo pensiero, e allarga le braccia: «Non lo so proprio: sono i disegni insondabili del Signore! Carlo fin dai 3, 4 anni cominciò a dimostrare una speciale propensione per tutto ciò che è sacro. Mi chiedeva di entrare nelle chiese per salutare Gesù anche solo con un bacino. Passeggiando, raccoglieva i fiorellini per la Madonna. È uno di quei casi in cui il Signore fin da quando una persona è piccina la cura come fosse un suo giardino privato».
La famiglia, di suo, non è particolarmente religiosa. «Anzi – conferma mamma Antonia –. Sono cresciuta in ambiente laico. Ho ricevuto la comunione e la cresima, poi mi sono sposata in chiesa, ma quelle sono state le uniche occasioni di frequentazione della Messa!». Poi accade quanto per grazia capita in molte famiglie: la crescita dei figli e il loro accompagnamento nel percorso di iniziazione cristiana diventa per i genitori un’enorme opportunità per riscoprire (o scoprire per la prima volta!) la propria fede personale adulta. «Carlo era davvero curioso, e cominciò a farmi domande incalzanti sulla fede, ma io non riuscivo a rispondere. La mia autorità di genitore era scalfita, mi sentivo inadeguata. Così mi lasciai guidare da un sacerdote di Bologna, che mi indirizzò alla teologia. Da cosa nasce cosa, mi sono riavvicinata a Gesù trascinata da Carlo che per me, ma anche per il papà, è stato un po’ un piccolo salvatore».
Con Gesù sotto casa
Carlo è precoce anche nell’appassionato desiderio di ricevere la prima comunione. Ottiene di anticiparla a 7 anni. «Fu don Pasquale Macchi, ex segretario personale del santo papa Paolo VI, a comprendere che questo desiderio di Carlo era sincero» rivela fra Giancarlo Paris nella biografia Carlo Acutis. Il discepolo prediletto, di fresca uscita per le edizioni Emp, dove l’autore sottolinea i paralleli tra la storia di Carlo e quella di Francesco di Assisi e Antonio di Padova, «i suoi santi del cuore – rivela la mamma –, di cui si sentiva un piccolo discepolo. Antonio era il “mio” santo dell’onomastico, ma non gli avevo trasmesso questo legame particolare. Una devozione speciale era sorta in lui perché fin da piccolino se lo era sognato, e più volte. Dal Santo aveva avuto dei segni. Da allora ha sempre mantenuto un grande legame con Antonio, e ci teneva ad andare a Padova a trovarlo, a venire sulla sua tomba, a pregarlo… Poi aveva in comune caratterialmente questa particolare freschezza che, sono convinta, avesse anche il Santo».
Viene in mente in parallelo un’altra figura, santa Teresa di Lisieux e la sua «piccola via», strada della confidenza e del totale affidamento alla grazia. Se Teresa riserva per sé il posto della piccolezza rispetto a Gesù, Carlo fa una scelta simile e complementare, riconoscendosi nel discepolo prediletto, l’apostolo Giovanni, che nell’ultima cena poggia il capo sul cuore del maestro. «È meraviglioso – scrive Carlo –, perché tutti gli uomini sono chiamati a diventare, come Giovanni, discepoli prediletti: basta diventare anime eucaristiche, permettendo a Dio di operare in noi quelle meraviglie che solo Lui può fare! Ci vuole però la libera adesione della nostra volontà. Dio non ama forzare nessuno. Vuole il nostro libero amore». Del resto, «tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie» recita una delle più famose frasi di Carlo, che con la sua spiritualità e con la sua vita indica una strada originale ma percorribile, per i giovani e non solo. «Fare come Carlo – conclude mamma Antonia – è facile. Basta prendere sul serio la Parola e i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, ovvero i mezzi che il Signore ha scelto per rimanere con noi tutti i giorni, fino alla fine dei tempi. Chiunque può abbeverarsene».
«Se ci pensiamo bene, noi siamo più fortunati di coloro che vissero 2000 anni fa, a contatto con Gesù, perché abbiamo Dio “realmente e sostanzialmente” presente con noi sempre, basta visitare la chiesa più vicina! Gerusalemme l’abbiamo sotto casa». Parola di Carlo Acutis, servo di Dio quindicenne, che ha «solo» preso sul serio la felicità offertagli da Gesù «sotto casa». Alla portata di tutti.
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