Il cercatore di cacao
«Ti ricordi di Carlo?» butta lì mia sorella. Sì che me lo ricordo Carlo Pupulin, ragazzino magro e irrequieto sempre in movimento, nell’oratorio della mia stessa parrocchia. «È in India a fare il cercatore di nocciole per la Ferrero». Che storia è questa? Quel «sempre in movimento» l’ha portato lontano!
Per saperne di più lo contatto, fissiamo un appuntamento telefonico che mi collega con l’India centro occidentale, con Pune per la precisione, media città da 3 milioni di abitanti non troppo distante da Mumbai. Nemmeno a farlo apposta, proprio la sera dell’intervista la holding del gruppo Ferrero deposita in Lussemburgo il bilancio: il fatturato sfonda quota 10 miliardi di euro (10,3), con un più 8,3 per cento in un anno. Il «Corriere della sera» il giorno successivo titolerà: Nutella conquista anche l’India, a indicare uno dei nuovi mercati emergenti per la Ferrero Spa, tra i marchi più prestigiosi del made in Italy nel mondo.
A Carlo – 31 anni, padovano, laureato in economia a Venezia – chiedo subito conto delle nocciole. E con altrettanta prontezza vengo smentito: «In realtà io cerco tutte le materie prime alimentari necessarie per lo stabilimento indiano della Ferrero, ma… non le nocciole! La Nutella è ancora un prodotto di nicchia qui, la importiamo direttamente dall’Italia. Io mi occupo dell’approvvigionamento del cacao, degli oli vegetali, del latte e via dicendo. Seguo la parte di scouting, ovvero di ricerca dei fornitori, valuto la fattibilità economica, ma soprattutto controllo il rispetto degli standard di qualità, delle normative di sicurezza, di igiene e del nostro codice etico. Per far questo risalgo la filiera fino alla fonte. Giro molto, per allevamenti, piantagioni e magazzini. Inoltre seguo la parte commerciale, con un lavoro più da ufficio». Sembra «la spesa di casa» ma all’ennesima potenza, perché lo stabilimento di Baramati (periferia di Pune) tra lavoratori e contractors (gli stagionali) impegna ben 4 mila persone che «dipendono» dalle forniture garantite da Pupulin.
«Il mio incontro con l’India – racconta – è nato ai tempi dell’università. Ho svolto qui lo stage della laurea triennale, mentre l’equivalente della magistrale a Shangai. A segnarmi sono stati i tre mesi a Bangalore, nei quali ho collaborato con la Camera di commercio italiana organizzando, tra gli altri, una fiera dei nostri prodotti agroalimentari. Così ho scoperto il mercato del food, che da allora non ho più lasciato». Rientrato in Italia, dopo la laurea Carlo inizia a lavorare in un’azienda del veneziano, fino alla chiamata della Ferrero. «Hanno incrociato il mio profilo su Linkedin: cercavano un raw material buyer con esperienza in India. Ed eccomi qui». Nostalgia per l’Italia? «Da un punto di vista lavorativo l’India è stimolante e offre molte opportunità. Certo, l’Italia come qualità della vita è inarrivabile...».