Libano, eccovi il Centro Sant’Antonio
Li avevamo lasciati un anno e mezzo fa ai blocchi di partenza, in mano un piccolo grande progetto proposto a voi lettori il 13 giugno del 2016, in occasione della Festa del Santo. Erano i frati del convento francescano di Zahle, in Libano, al confine con la Siria, ma anche i tanti laici cristiani delle parrocchie e dei gruppi ecclesiali che li affiancano nell’accoglienza dei profughi siriani del campo di El Fayda, appena fuori dal confine cittadino. Grazie a Caritas Antoniana e ai lettori del «Messaggero di sant’Antonio» ora il loro sogno è divenuto realtà. Da pochi mesi, infatti, nella zona industriale di Zahle è sorto il Saint Anthony of Padua Social Center, un centro di servizio che è diventato il cuore pulsante non solo delle attività del campo profughi, ma di quelle indirizzate a tutti i poveri della zona.
Distribuita su due locali, la struttura ospita oggi due attività principali: da un lato una sartoria/lavanderia che raccoglie i vestiti usati, li sistema, li pulisce e li distribuisce ai bisognosi; dall’altro una cucina popolare che dispensa pasti caldi giornalieri non solo ai rifugiati, ma pure ai tanti altri poveri della zona. La carità fine a se stessa, però, non risolve i problemi. Ecco perché nei piani del centro francescano c’è anche una missione formativa: attivare corsi di sartoria e cucina, così da creare figure professionali, posti di lavoro e magari anche sinergie con le altre maestranze e realtà artigianali della zona.
Il progetto supportato da Caritas Antoniana in Libano, tuttavia, non si limita al centro servizi. Al campo di El Fayda, infatti, frati e volontari lavorano incessantemente per portare medicine, acqua, ma soprattutto istruzione e attività ricreative per i più piccoli. Due tende al centro del campo continuano a fare da scuola, da sala riunioni e da centro polivalente per la formazione delle donne, spesso le più a rischio di violenza e sfruttamento nella vita dei campi profughi. Grande spazio è dato anche alla creatività, con laboratori artigianali, di disegno e attività di gioco. Una presenza importantissima per restituire ai più piccoli il senso di una normalità possibile. Alcuni giovani si stanno specializzando in attività ludiche e arrivano al campo con un teatrino delle marionette.
Un altro tassello del progetto Caritas Antoniana in Libano ci porta, infine, in una zona collinare, a pochi chilometri dal centro di Zahle e dal campo profughi siriano. Scorrendo le foto pare quasi di essere lì, su quella altura, tra i noci e gli ulivi che i frati francescani hanno piantato nella speranza di creare lavoro e incentivare il reddito. Certo, la missione a Zahle è ancora in divenire. Ma tanta fatica è già stata profusa e la buona volontà non manca. I beneficiari di questi progetti sono in maggioranza musulmani, ma continuano ad arrivare dalla Siria, sempre più numerosi, anche i profughi cristiani. In contesti così difficili è importante dare segni di pace, di possibilità di convivenza e di futuro.
La solidarietà concreta e disinteressata è capace di abbattere ogni muro. Ne è convinto anche monsignor César Essayan, vescovo per il Vicariato apostolico di Beirut dall’ottobre 2016, e primo referente locale del nostro progetto. È lui stesso a raccontare un dialogo tra una donna del campo di El Fayda e fra Iosif, l’attuale responsabile del Centro Sant’Antonio: «Abouna (padre, in lingua locale) – dice la donna –, tu sei un padre cristiano e ci stai servendo. Da quando siamo qui non è mai venuto un dignitario musulmano a trovarci, e tu sei sempre qui a darci acqua». Fra Iosif non coglie la provocazione e fa scivolare la risposta dal piano religioso a quello umano: «Signora, io non vengo qui perché sono “abouna”, ma perché tu sei un essere umano e io sono un essere umano». Il futuro si costruisce a piccoli pezzi, puntando su ciò che unisce. Questo piccolo grande progetto è anche il vostro contributo di pace a un futuro migliore per la Siria e per il Medioriente.