L’amore non fallisce

«Per cinque motivi vengono le malattie: per aumentare i meriti dei giusti con la pazienza, o per non essere tentati dalla superbia, o per espiare i peccati, o per manifestare la gloria di Dio, oppure come inizio dell’eterno castigo» (Sant’Antonio).
09 Ottobre 2020 | di

Ricordo la mia smorfia incredula dinanzi all’esito di una radiografia, con la sentenza lapidaria di un nodulo da indagare al polmone sinistro; poi la mancanza di respiro, il dover scendere dalla macchina, poi quella decina di passi incespicando su ogni cosa, e poi la chiamata al medico che risponde subito; non è orario di ambulatorio ma mi aspetta a casa sua, ha capito. E la mente, mai preparata, monta il proprio film: come accettare, come vivere e condividere quello che verrà?

Di questi giorni: il piccolo Marco Antonio, non ancora due anni, è alle prese con un difficile male. Per papà e mamma le domande sono probabilmente le stesse, e più crude. Nella normalità noi non viviamo paventando la malattia, ma questa arriva con il suo potere di cambiare tutto.

È duro sperare che il dolore, soprattutto negli innocenti, sia uno spartiacque esistenziale che permetta in ogni caso e sempre «Un altro giro di giostra» come titola il libro/esperienza di Tiziano Terzani. Quali sono stati i primi sintomi di malattia che frate Antonio ha sentito appena approdato nel sospirato Marocco nel 1220-21?

Non abbiamo una sua cartella clinica, naturalmente. Forse negli studi compiuti sulle reliquie di Antonio, nella ricognizione del 1981, si saranno colti gli esiti di quel non augurabile «mal d’Africa». Forse una febbre tropicale, un’infezione malarica, forse un contagio patito già sulla nave che trasportava i suoi sogni.

Fatto è che quel male lo fermò, anche se non prevalse, perché l’ex canonico Fernando non era digiuno di capacità di auto diagnosi – non esisteva all’epoca un’abbazia priva di un dignitoso apparato di osservazione e di cura delle malattie – e capì che era già tempo di «mollare».

Ma ci sono anche malattie che nascono nel profondo, come insegna il variegato mondo delle depressioni; forse pure lo stesso Antonio si era accorto di non aver fatto bene i conti con la compatibilità tra i propri sogni e la realtà? Forse, in terra musulmana neppure i pesci avevano voluto sentire parlare di Gesù Cristo? Forse il nostro «Piccolo Principe» era andato a raccontarsi in un mondo troppo diverso, e doveva quindi imparare a imparare?

Anche la pandemia di covid-19, oggi ancora potente, ci dice che siamo stati finora troppo sicuri di noi stessi, ci siamo sentiti invincibili, immuni dal virus di certi fallimenti. Sulla nave del ritorno, quale fu allora il bilancio per Antonio? Mi vengono in mente Manuel Bortuzzo, Alex Zanardi, Simona Atzori...: falliti?

Gli «Antonio» di ogni tempo ci dicono che la missione fallisce quando si smette di amare, di restare nonostante tutto in connessione con l’ideale, anche se in altro modo. Allora il Santo non ha mai «lasciato» il Marocco, perché questa esperienza gli ha insegnato a vivere il proprio male non come crollo di una vita ma come un caleidoscopio attraverso il quale rivederla con altri colori.

Nel dopo radiografia di cui parlavo all’inizio tutto andò bene, mentre per il piccolo Marco Antonio chiedo a voi tante preghiere al nostro Santo, come anni fa facemmo tutti insieme per Lorenzo, nato di cinquecento grammi e con lesioni, e ora un ometto «ok». 

 

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Data di aggiornamento: 09 Ottobre 2020

1 comments

15 Ottobre 2020
Gentili frati, amici cari,grazie ancora una volta per aver concesso a chi è lontana come me per motivi di famiglia dal suo amato Santo, di assistere via web alle vostre preziose preghiere e celebrazioni della Santa Messa. Ricordandovi sempre nelle mie preghiere e in attesa di venire di persona vi invio il mio più affettuoso abbraccio. Pace e bene Sonia Cini Lido di Venezia “Sorgi piccolo gregge perché è piaciuto al Padre vostro darvi un Regno”
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di Sonia

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