07 Settembre 2020

Romanucci: «Vogliamo giustizia»

Parla l'avvocato Antonio M. Romanucci, uno dei legali che rappresentano la famiglia di George Floyd, deceduto a Minneapolis durante un fermo di polizia nel maggio scorso.
Un primo piano dell'avvocato Antonio M. Romanucci.

© Edyta Grazman Photography

Antonio M. Romanucci dello Studio «Romanucci & Blandin» di Chicago è uno dei legali che rappresentano la famiglia di George Floyd nella causa civile intentata contro la Città di Minneapolis e i quattro agenti coinvolti nella sua morte. Floyd era deceduto durante un fermo di polizia nel maggio scorso. 

Msa. Avvocato, cosa si aspetta dai processi? 

Romanucci. Io e l’avvocato Ben Crump rappresentiamo la famiglia Floyd nell’azione civile ma non nel procedimento penale. Ci aspettiamo che sia fatta giustizia sulla base delle prove che tutti abbiamo visto, e che le condanne penali vengano emesse. Per quanto riguarda la causa civile, speriamo che essa possa essere di stimolo a riforme permanenti e significative negli Stati Uniti per una polizia al servizio di tutti senza distinzioni, smilitarizzando i dipartimenti di polizia e facendo in modo che siano espressione delle comunità locali. Infine contiamo di ottenere un adeguato indennizzo economico a favore della famiglia di George Floyd con la garanzia che la Città di Minneapolis non tolleri né legittimi mai più l’orrore di una simile condotta della polizia.

I familiari di George come stanno vivendo la situazione? 

La famiglia Floyd è ancora devastata dal dolore per la tragica fine di George, ma sente il sostegno del mondo intero, e sta lavorando a una serie di iniziative che onorino la memoria di George affinché quello che è accaduto spinga tutti alla consapevolezza e al cambiamento.

Dov’è finita la promessa dei diritti alla vita, alla libertà e alla felicità invocati da Thomas Jefferson nella Dichiarazione d’Indipendenza?

Jefferson viene citato quando si parla del «sogno americano»: non solo la ricerca della vita, della libertà e della felicità, ma in particolare il fatto che tutte le persone sono create uguali. Attualmente, negli Stati Uniti è difficile pronunciare le parole fondative su cui è nato il Paese ed essere sinceri al riguardo. Non c’è dubbio che gli Stati Uniti siano diventati molto ricchi, ma anche le disuguaglianze economiche si sono ampliate, restringendo la classe media ed emarginando ancora di più i lavoratori a basso reddito, all’opposto dei quali troviamo invece una ristretta super élite.

Quali sono le cause del razzismo?

Il razzismo è un sottoprodotto della continua segregazione nelle grandi città americane e della nostra incapacità di educare i giovani sui danni causati dalle disuguaglianze in tutte le classi sociali. Alla fine, tutti pagano un prezzo per il razzismo e le disuguaglianze, sebbene questo non sia sempre evidente nella vita quotidiana.

Anche gli italiani sono oggetto di pregiudizi e violenze.

Gli italiani continuano a essere vittime di stereotipi ingiusti per due ragioni principali: in primo luogo perché gli stereotipi hanno fatto guadagnare un sacco di soldi a molti produttori e dirigenti di Hollywood, e ai magnati della tv. E dunque gli stereotipi si perpetueranno fino a quando non smetteranno di fare guadagnare denaro. In secondo luogo, gli stereotipi stessi sono un prodotto della pigrizia e dell’incapacità del nostro sistema educativo di spiegarli e di evidenziare i grandi contributi dati dagli italiani.

In Canada le cose vanno meglio che negli Stati Uniti.

Il Canada ha un sistema di integrazione sociale migliore del nostro, probabilmente perché rende le persone più simili le une agli occhi delle altre. Il sistema statunitense non è un fallimento, ma richiede un lavoro più diligente per continuare a bilanciare l’uguaglianza di tutte le persone come l’aveva immaginata Jefferson.

Che ne pensa di quelli che pretendono di cambiare la storia incendiando auto o abbattendo statue come quella di Cristoforo Colombo? 

Ho la sensazione che le persone che vogliono riscrivere la storia con la violenza siano fuorviate. Non sono riuscite a capire la storia, e si affidano alle parole e alle azioni dei moderni anarchici che si compiacciono della violenza. Non si può mai accettare che venga distrutta una statua per cambiare la storia. Piuttosto, tocca sia ai nostri leader di governo sia ai cittadini il compito di istruirsi e informarsi sulle ragioni per le quali una certa statua è al suo posto, e comprendere la rilevanza nella storia del personaggio che essa ritrae. Ma se il messaggio che la statua restituisce è divisivo, ha senso spostare la statua in un museo o in un altro luogo che favorisca la discussione.

Che futuro immagina per i giovani?

Penso che debba essere obbligatorio per tutti i bambini e i giovani adulti sperimentare la real­tà di aiutare i poveri, gli svantaggiati, le persone ammalate, per acquisire giudizio e conoscenza. È essenziale capire chi sono gli altri e maturare l’empatia giusta per condurre una vita rispettabile pur continuando a essere utili al prossimo in modo giusto e pacifico. Da giovane ho avuto la fortuna di fare molte di queste esperienze che mi hanno offerto una preziosa prospettiva sulla vita. 

 

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 07 Settembre 2020
Lascia un commento che verrà pubblicato