Strani incontri a Padova
Lo strano incontro deve essere avvenuto su un confine. La frontiera scura di quelle ore di un autunno avanzato che sono già notte. Accadeva fra il 23 e il 24 novembre del 2015, cinque anni fa: dunque, questo, è un anniversario.
A Padova doveva fare già freddo, forse c’era un accenno di nebbia e umidità nell’aria. Uno strano personaggio passeggiava, assieme a un gatto nero, in un vicolo di Piazza dei Signori. Un personaggio, a suo modo ben conosciuto in città: un mago donchisciottesco, alto, magro, indossava uno spolverino nero e un cilindro in testa. Guardava verso il basso. Lungo la stretta via Santa Lucia risaliva un bambino che, forse, saltellava. Serio e gioioso, allo stesso tempo. Aveva abiti colorati, una gabbietta in mano, un naso nascosto (o messo in mostra) da un becco arancione.
Avevano un appuntamento? Certamente avevano (e hanno) caratteri e abitudini diverse. Sì, dovevano essersi messi d’accordo. Il bambino amava (e ama) la luce del sole, gli piace saltare, mettersi in mostra, chiacchierare, farsi fotografare. È una creatura del giorno, a suo modo metodica, nonostante le vesti da Arlecchino.
Ben pochi conoscono, invece, il vero volto del mago. È quasi sempre di profilo o di spalle. Veste di scuro, il gatto nero è sempre con lui, quasi una sentinella che sorveglia i suoi passi. Il mago, da parte sua, si muove come se fosse sempre sul punto di dileguarsi. Lavora quasi clandestinamente, da solo, pronto a fuggire. Eppure ci tiene a lasciare dietro a sé fiori, cuori, farfalle colorate e palloncini rossi. Negli ultimi tempi si è immalinconito. Colpa del virus. Ha staccato dai suoi sogni l’arcobaleno e se l’è portato via.
Ma il mago e il bambino vogliono bene alla loro città, non lascerebbero mai Padova. Le hanno regalato allegria. Le hanno tolto l’aria snob che ha avuto per anni e anni. Perdonatemi l’eresia, ma oggi si viene a Padova per Giotto e per sant’Antonio, ma anche per Kenny e Tony, per Kenny Random e Tony Gallo, due artisti, street-artists (non solo) che hanno creato «il mago» e «il bambino». Padova, grazie a loro, è diventata una città più luminosa, accogliente e perfino generosa.
Ecco, a metà di via Santa Lucia, ci sono dei portici. A un passo da un bar, c’è un angolo più scuro, meno illuminato. I due personaggi, mentre si sfiorano al centro della piccola strada, si guardano, un lampo furbo degli occhi, e decidono: racconteranno il loro «strano incontro». Così disegnano assieme, forse lo hanno già fatto altre volte. È quasi una fotografia che si autoscattano. Il «mago» si curva verso il bambino. Che alza il suo becco a incrociare lo sguardo dell’amico.
A metà della notte, via Santa Lucia diventa splendente, «l’arte dà colore alla vita», vorrebbe scrivere l’esuberante Tony, come didascalia all’affresco. Kenny, serissimo, mentre ripone i suoi strumenti, lo avverte: «Stai attento, quando si comincia non si smette». In fondo fu lui a consigliargli di provare a usare lo spray. Così è accaduto: il bambino, come il «mago», non hanno smesso di vagare per la città. Continuano a incontrarsi sul confine del giorno e della notte. Come se si dessero il cambio. Continuano a dipingere.
A cinque anni di distanza dal loro affresco comune, quel piccolo muro si è un po’ scrostato, ma Tony e Kenny non se ne curano. I segni del tempo fanno parte dell’arte di strada. Luoghi abbandonati e spesso maltrattati hanno trovato una loro vita. Raccontano storie e, in molti, si fermano ad ascoltare.