Appartenere alla terra
La terra di Israele e Palestina è santa per cristiani, musulmani ed ebrei: quattro miliardi di persone nel mondo. Un’immensità che non basta a descrivere il sentimento che ciascun fedele prova verso questa piccola terra. Chi non c’è mai stato la evoca nelle preghiere, chi ci è nato, ci vive, o ne è stato cacciato, la ama ancora di più.
La Terra Santa non è il paradiso. Israele detiene il record mondiale delle risoluzioni di condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (sempre ignorate) e i suoi abitanti non hanno tutti gli stessi diritti. A Gerusalemme c’è il Santo Sepolcro, la spianata delle moschee, il muro del pianto e in tutta la regione i luoghi sacri sono centinaia. Nessuno può rivendicare un diritto esclusivo sulla Terra Santa.
Il 28 maggio scorso, sulla prima pagina del giornale israeliano «Haaretz», c’erano le foto di 67 bambini palestinesi uccisi a Gaza nei raid dell’aviazione israeliana. «Questo il prezzo della guerra» era il titolo. L’associazione israeliana «Attraverso il muro» ha affisso poster con quelle foto nelle strade di Tel Aviv.
Le storie più belle che ho incontrato laggiù, sono quelle di solidarietà tra popoli e religioni diverse. Il muro di cemento dell’apartheid s’incrina costruendo fiducia reciproca. L’associazione svizzera «Coexistences», che dal 2006 offre opportunità d’incontro a giovani, presunti nemici, ne ha organizzata una simbolica.
Otto ragazzi palestinesi e israeliani hanno scalato il Monte Bianco, nel 2010. Il progetto si chiamava «Rompendo il ghiaccio». Massimo Sandri, allora presidente di «Coexistences», racconta: «L’alpinismo richiede solidarietà tra i membri del gruppo. Non raggiungi la vetta se non ti fidi di chi è legato a te in cordata. Dopo, anche parlare di politica è diverso».
Oggi le priorità sono altre: ricostruire case, piangere i morti. Ma scalare una montagna insieme è una metafora che indica un’altra via. Solo sentendo di non essere padroni di quella terra, si può costruire una speranza di pace, gli uni accanto agli altri, con pari diritti.
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