La saggezza di Sofì
«Gentilissimo direttore, questa mattina, mentre ero in auto con i miei due nipoti, sono stato colpito da una riflessione di mia nipote Sofì. Tutte le mattine diciamo le preghiere, poi o ascoltiamo delle canzoni o ce ne stiamo un po’ zitti. In un momento di questi la Sofì (come ama farsi chiamare) ha detto che, nelle preghiere, ci sono solo belle parole mentre nel parlare comune quotidiano si sentono sempre più spesso parolacce. Detto da una ragazzina di 12 anni mi ha colpito, anche perché significa che, nei tanti silenzi dei ragazzi, passano riflessioni più profonde di quello che può sembrare fermandoci alla superficie. Con stima e una preghiera».
Gianfranco Malavolti - Campogalliano (MO)
«Se non diventerete come i bambini…» (Mt 18,3): è probabilmente una delle frasi più famose e citate del Vangelo. Se non altro perché davvero paradossale, in un mondo, quello di Gesù tanto quanto il nostro, dove invece sembrerebbero ben altri i valori e le qualità richieste a ognuno di noi: efficienza, serietà, razionalità, freddezza, controllo delle emozioni, forza, potere. Come se essere bambini comportasse e significasse esattamente il contrario: ingenuità, infantilità, incoscienza, fragilità. Insomma, un’età, quella dell’infanzia, che sarebbe in realtà una mezza età, in attesa della pienezza della vita adulta (mentre in realtà sappiamo anche troppo bene che pure bambini e bambine sanno essere sadici, intolleranti, viziati).
Di sicuro c’è anche tutto questo, ma mi parrebbe un tantino poco che solo in ciò consistesse l’invito e l’auspicio di Gesù. Dove, probabilmente, sono anche altri i valori da evidenziare: la meraviglia, lo stupore, forse persino la caparbietà e l’impazienza. Ma sicuramente la fiducia, sì: il bambino si fida, e si affida nelle mani degli adulti, vive con spontaneità e serenità il dipendere dagli altri. Egli sa inoltrarsi incoscientemente in sentieri nuovi e sconosciuti, ma conta sulla sicurezza di papà e mamma.
Lo spiega molto bene il nostro sant’Antonio: «Come una madre amorosa prende con la sua mano quella del bambino insicuro sulle gambe, così il Signore con la mano della sua misericordia prende la mano dell’umile penitente affinché possa salire per la scala della croce i gradini della perfezione, e sia fatto degno di contemplare colui che è avvenente di aspetto, “il re nella sua gloria” (Is 33,17), “Colui nel quale gli angeli desiderano fissare lo sguardo” (1Pt 1,12)» (Prologo dei Sermoni).
E così san Benedetto, nella sua Regola, poteva prevedere che «ogni volta che in monastero deve risolversi qualche affare di particolare gravità», l’abate ascolti anche i più giovani (cap. III): d’accordo, non possederanno l’esperienza e la sapienza degli anziani, ma Dio si è spesso servito dei più piccoli, e disponibili all’ascolto, per portare avanti i suoi disegni di salvezza. Mi sa che ha fatto lo stesso anche con Sofì.
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