Santa Chiara, madre e maestra nello Spirito
«Abbà, dimmi una parola!». Così si rivolgeva il discepolo antico al suo maestro nel cammino spirituale e così ci rivolgiamo oggi a santa Chiara, madre e maestra nello Spirito, nel giorno della sua festa. Dicci una parola mentre viviamo questo tempo così difficile e povero delle prospettive che, per decenni, ci hanno dato una certa tranquillità e che ora diventano incerte, anzi ci mettono in allerta riguardo alla nostra vita presente e futura.
In una delle sue lettere ad Agnese, Chiara scrive: «Gioisci nel Signore sempre. Non permettere che nessun’ombra di mestizia avvolga il tuo cuore» (FF 2877). In Chiara il tema della gioia ricorre continuamente, sebbene vivesse in tempi non meno calamitosi dei nostri e in una povertà tutt’altro che rassicurante o confortevole. Da dove viene dunque la sua gioia?
In altri passi delle sue lettere scrive: «Mira la povertà di Colui che fu deposto nel presepe e avvolto in poveri panni… Vedi la santa umiltà… Contempla l’ineffabile carità per la quale volle patire sul legno della croce… Lasciati bruciare sempre più fortemente da questo ardore di carità» (FF 2904). L’incedere di santa Chiara in questa lettera è come un crescendo inarrestabile che non si placa finché non giunge all’agognato incontro con il suo Dio.
Questo desiderio che aveva segnato i suoi primi passi, non solo non si era spento nei lunghi anni vissuti tra le spoglie mura di san Damiano, ma col tempo si approfondiva nella sua vita creando sempre nuovi e più veri spazi di accoglienza, di comprensione, di abbandono di sé nelle mani di Dio, tanto da poter sussurrare alla sua anima, nei suoi ultimi giorni: «Va’ sicura, perché hai buona scorta, nel viaggio. Va’ perché Colui che ti ha creata, ti ha santificata e, sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore. E Tu, Signore, sii benedetto, che mi hai creata» (FF 3252).
È dunque una fiducia incrollabile nell’Amore di Dio, la certezza d’essere seguita come un figlio piccolino che l’ha conquistata e trasformata nel profondo rendendola «collaboratrice di Dio e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo ineffabile Corpo» (FF 2886), perché solo l’Amore crea, solo l’Amore può aprire nuovi orizzonti là dove «gli uomini più intelligenti non vedono al di là di questa sera e non sanno che fare domani, Tu mi concedi la chiara certezza che esisti e ti preoccupi perché non si chiudano tutte le strade che portano al Bene» (A. J. Solzenicyn). Con lei continuiamo il nostro cammino, sicuri che Qualcuno cammina davanti a noi.
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