Sorridi all’amore autentico
Non è romantico il Natale. Sant’Antonio dà voce alla sua limpida e vibrante inventiva per richiamare la nostra attenzione sulla nascita di Gesù paragonandola simbolicamente a un salvataggio compiuto in extremis, messo in atto proprio all’ultimo momento, quando sembrava non ci fosse più nulla da fare. La tua vita sta per essere perduta e arriva uno che ti strappa dall’abisso mortale. E ti rimette in piedi. Stai per essere condannato a una pena pesantissima e arriva uno che ti libera dalla prigionia. E ti restituisce al volo leggero della libertà. Forse non ci piace molto questo modo di parlare del Natale, così poco poetico. Non ci sono angeli che svolazzano, non ci sono luci che brillano, nemmeno melodie commoventi o stelline scintillanti. Nessun romanticismo vago e sentimentale. Al nostro Santo non piacciono molto le effusioni emotive; va dritto al sodo. Ci ricorda innanzitutto che eravamo in pericolo, ma proprio tanto in pericolo! All’estremo. E grazie che ce l’ha detto! Poi arriva uno che, di sua iniziativa, ci mette al sicuro.
Questo è il Natale: la corsa che Dio ha voluto fare, tutta a nostro vantaggio, per metterci al riparo. Qual era il pericolo dal quale siamo stati sottratti? Una smania insana, una bramosia pertinace e testarda: cercare salvezza da soli, lì dove non c’è. È il tentativo di aggrapparci a ciò che è grande e appariscente con l’idea che anche noi, così, saremo grandi e appariscenti. Ma niente. Lì si è sempre insoddisfatti. E si vuole sempre di più. E si rimane soffocati, senz’aria, ubriacati di nulla. Ovvio: di fronte a tanto vuoto qualche dolce musichetta natalizia, che facilmente commuova, potrebbe lenire il gelo del cuore. Almeno un poco. Poi la dolcezza svanisce e, fosse per noi, torneremmo a intrappolarci nella gara mortale a chi ha di più, a chi domina di più, a chi vale di più.
Ci vuol ben altro per farci stare davvero bene. Occorreva un Dio che, facendosi lui piccolo e infilandosi nell’esiguità di una culla come tante altre, anch’essa piccolina, ci risvegliasse dallo stordimento della salvezza cercata male e ci orientasse verso l’unico luogo di salvezza: piccolo, come piccola è la vita ordinaria, fatta di rapporti che sanno ricominciare, di vendette a cui si dice di no, di accoglienze reciproche spesso aspre e faticose. Certo: tutte queste cose forse non commuovono; ci fanno però sorridere, sorridere sì! Sorridere nell’«amore autentico», dice sant’Antonio. Leggiamolo bene: autentico, non romantico. Ben diversi, l’uno dall’altro!
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