Considera e comprendi la tua vocazione
Il giorno 11 agosto la Chiesa celebra il ricordo di santa Chiara di Assisi, proprio nell’anniversario del suo passaggio da questa vita al Padre (11 agosto 1253). Una donna capace di scelte di vita davvero radicali, come testimonia uno dei suoi scritti più interessanti, il Testamento. In esso, ripercorrendo alcuni tratti della sua storia, Chiara riconosce i doni ricevuti da Dio e invita le sue sorelle a continuare su questa via, soprattutto vivendo in santissima povertà. Ma ascoltiamone l’inizio:
«Tra gli altri benefici, che ricevemmo e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore, il Padre delle misericordie, per i quali dobbiamo maggiormente rendere grazie allo stesso glorioso Padre, c’è la nostra vocazione: e quanto più è grande e perfetta, tanto più a lui siamo obbligate. Perciò l’Apostolo dice: “Conosci la tua vocazione”. Per noi il Figlio di Dio si è fatto via, e questa ci mostrò e insegnò con la parola e con l’esempio il beatissimo padre nostro Francesco, vero amante e imitatore di lui»
(Testamento 2-5, FF 2823-2824).
La santa di Assisi, nel far memoria dei doni ricevuti da Dio, si sofferma soprattutto sulla vocazione, sulla chiamata di Dio ha seguire la strada tracciata da suo figlio Gesù, la via del Vangelo, che si concretizza poi in una forma di vita del tutto particolare: per Chiara e le sue consorelle essa è riconosciuta a partire dalla parola e dall’esempio di san Francesco, e messa in pratica nel monastero di san Damiano. Riprendendo le parole di san Paolo, ribadisce l’importanza di conoscere la propria vocazione: ma cosa significa questo? Non si tratta tanto di “capire”, come se fosse un disegno già deciso in cui noi siamo semplicemente delle comparse che fanno bene se si comportano secondo il copione già deciso da Dio, e fanno male altrimenti. Si tratta piuttosto di “considerare” e di “comprendere”. Il primo verbo è molto caro a Chiara, che lo usa subito sotto il passo citato, quando dice: «Dobbiamo quindi considerare, sorelle dilette, gli immensi benefici di Dio a noi elargiti» (cfr. Testamento 6, FF 2825). Considerare non è solo vedere, ma andare più in profondità, con uno sguardo contemplativo, che anzitutto guarda a ciò che Dio compie nella nostra storia: troppo spesso la vocazione è vista come ricerca di ciò che io devo fare nella mia vita, tralasciando ciò che Dio sta facendo in me. È suggestivo che la citazione fatta nel Testamento delle parole di san Paolo non sia letterale, ma venga dalla frase: «Considerate la vostra chiamata» (1Cor 1,26), che l’apostolo scrive nella lettera ai Corinzi (facendo notare che Dio chiama non guardando alla sapienza, all’essere potenti o nobili, ma piuttosto sceglie la stoltezza e la debolezza). Di nuovo si ripropone il verbo considerare.
L’altro verbo, comprendere, è complementare al primo: non è solo una questione intellettuale, ma comprendere richiedere una dedizione di vita, la scelta di percorrere una via che è promettente, intuita come buona perché indicata dal Signore. Comprendere come abbracciare per mettere in atto la chiamata ricevuta, per renderla un’opzione personale, resa concreta nella propria esistenza. È questo il luogo in cui si gioca la libertà personale: infatti, la vocazione non è un comando unilaterale, ma l’incontro tra Dio che chiama e la persona che risponde.
Santa Chiara è stata particolarmente docile e umile nell’ascoltare e nel considerare l’opera di Dio compiuta in Francesco e in lei, ma anche consapevole e decisa nell’abbracciare fino in fondo questa forma di vita.
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