Nonni e anziani: «Non facciamo mancare la nostra tenerezza»
La Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è stata istituita da papa Francesco e celebrata per la prima volta nel 2021. Cade la quarta domenica di luglio, in prossimità della festa dei santi Gioacchino e Anna (26 luglio), genitori di Maria e nonni di Gesù. Quest’anno si festeggia il 28 luglio, e per l’occasione il papa ha scritto un messaggio, firmato il 31 maggio, altra data significativa, in quanto in quel giorno si fa memoria della Visitazione di Maria a Elisabetta, la parente anziana.
Il messaggio del Papa riprende il titolo da un versetto del Salmo 71: “Nella vecchiaia non abbandonarmi”. Purtroppo, molte volte la solitudine è la situazione in cui si trovano molti anziani, e il pontefice sottolinea che una delle cause è la «contrapposizione tra le generazioni», un «inganno» e «un frutto avvelenato della cultura dello scontro». Infatti, gli anziani sono accusati di “rubare il futuro ai giovani”, per le risorse necessarie alla loro assistenza, dimenticando in questo modo la dignità infinita di ogni persona «al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi» (cfr. Dich. Dignitas infinita, 1).
In controtendenza con quanto spesso succede, il messaggio propone come esempio la vicenda di Rut, presa dall’omonimo libro dell’Antico Testamento. La suocera anziana di Rut, Noemi, dopo la perdita dei suoi due figli invita le due nuore a lasciarla e andare per la loro strada. Probabilmente è convinta di essere un peso per loro e di ostacolare la loro realizzazione ora che i loro mariti sono morti. Ma Rut non vuole abbandonare la suocera: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch'io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch'io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te» (cfr. Rt 1,16-17). Colpisce la scelta di questa donna, decisa a non lasciare l’anziana suocera, nonostante la condizione di precarietà in cui si trovano; la sua risposta è coraggiosa: non ti abbandono, anzi, la mia vita è legata alla tua, i nostri cammini non si separeranno.
Da un lato, questo significa farsi carico di una persona che è nel bisogno: oggi non è una scelta facile, specialmente in situazioni complesse da gestire, quando l’impegno cade tutto sulle spalle di pochi (o di uno solo). Davvero necessario è tessere una rete di relazioni, che consenta di condividere quello che si sta vivendo, sia negli aspetti faticosi, sia in quelli luminosi. Infatti, dall’altro lato, la presenza di un anziano porta una storia e una sapienza che possono aprire nuovi percorsi: il nuovo ha spesso le sue radici nell’antico! Anche per Rut, la conoscenza di Noemi sarà occasione per un nuovo inizio: a Betlemme, patria della suocera, incontra Booz, che poi sposerà, e col quale avrà un figlio dando continuità alla discendenza di Noemi. È interessante che, alla fine del libro Rut, le vicine del paese esclamino: «È nato un figlio a Noemi!» Non a Rut, ma a Noemi: questa frasi diventa un invito a ricordare l’anziano, che non è uno scarto, ma piuttosto l’origine!
Come sostiene il Papa, è necessario intraprendere un cammino che si contrapponga «all’atteggiamento egoistico che porta allo scarto e alla solitudine»: al contrario, «non facciamo mancare la nostra tenerezza ai nonni e agli anziani delle nostre famiglie, visitiamo coloro che sono sfiduciati e non sperano più che un futuro diverso sia possibile».
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