Ma che ora è?

Che relazione c’è tra il tempo e la disabilità? O, meglio, qual è la percezione del tempo per una persona con disabilità?
28 Dicembre 2025 | di

«Tempo, comunque vadano le cose lui passa / E se ne frega se qualcuno è in ritardo / Puoi chiamarlo bastardo ma intanto è già andato / E fino adesso niente lo ha mai fermato / E tutt’al più forse lo hai misurato / Con i tuoi orologi di ogni marca e modello / Ma tanto il tempo resta sempre lui quello / L’unica cosa che ci è data di fare / Avere il tempo da poter organizzare [...]». Questa canzone di Jovanotti (Non M’Annoio, 1992) mi fa tornare indietro di alcuni mesi, a quando, durante una formazione di lavoro all’interno del Centro Documentazione Handicap di Bologna, ho chiesto: «Che ore sono?». E molti non sapevano rispondere. Allora mi si è accesa una lampadina… Che relazione c’è tra il tempo e la disabilità, o meglio, qual è la percezione del tempo per una persona con disabilità?

Io senza orologio mi sento perso. Mi sembra di non avere più il controllo sia del contesto che di me stesso, per questo giro sempre con un orologio allacciato al bracciolo della carrozzina. Per me il tempo è importantissimo, perché è la realtà che sto vivendo in quell’istante. Io credo che il tempo sia relativo e che la sua percezione sia slegata dalla disabilità, per me sono le esperienze e le azioni che modificano il nostro modo di vivere e concepire il tempo, che, come dice Jovanotti, «rimane sempre lui». A volte sembra che sia la disabilità a rallentare il tempo, ma in realtà sono le esperienze di una persona che cambiano e diventano più lente. La disabilità ci mette nelle condizioni di affrontare le difficoltà con creatività, e di chiedere aiuto agli altri. Creatività e relazione valorizzano quello che definiamo «tempo lento», ma tale rivalutazione è possibile solo se c’è una certa consapevolezza del suo scorrere, altrimenti è come vivere  in una dimensione temporale decisa e gestita da altri.

A questo proposito faccio un riferimento cinematografico: nel film Miss Peregrine e la casa dei ragazzi speciali (2017), un gruppo di bambini con caratteristiche singolari vive in un «anello temporale» creato dalla loro madrina Miss Peregrine. Questa sorta di «bolla» porta i personaggi della casa a ripercorrere una serie di eventi: nel film il tempo ricomincia sempre da mezzanotte e i protagonisti fanno sempre le stesse cose. Questo vale in un certo senso anche per le persone con disabilità, perché la ciclicità delle azioni costituisce la loro quotidianità e questo dà loro sicurezza, con il rischio di adagiarsi e creare un mondo a parte con un proprio tempo, non avendo il controllo della propria vita, dei progetti, degli impegni, ecc.

Nelson Mandela recitava, durante la sua prigionia, una poesia di W. E. Henley: «Non importa quanto stretta sia la porta, / Quanto impietoso sia lo scorrere della vita, / Io sono il padrone del mio destino: / Io sono il capitano della mia anima» (Invictus, di W. E. Henley). Dunque, se una persona con disabilità impara a gestire la propria vita e il proprio tempo, diventa padrone del proprio destino. Concludendo, mi auguro che questo «tempo» di Natale aumenti la consapevolezza del tempo di ciascuno di noi. Un buon Natale a tutti e a tutte! Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Instagram e Facebook.

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Data di aggiornamento: 28 Dicembre 2025

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