Beni per tutti
Veniamo bombardati quotidianamente da una pioggia di notizie e rischiamo d’essere un po’ tutti disorientati rispetto a ciò che accade sul palcoscenico della Storia contemporanea. Ecco perché è importante riflettere su quanto è avvenuto lo scorso gennaio al Forum di Davos, rinomata località sciistica sulle montagne svizzere, dove ogni anno si danno convegno i potenti della terra. Ebbene, chi ha avuto modo di seguire lo svolgimento dei lavori, è stato testimone di un qualcosa senza precedenti. Sarà stato per la Brexit, che l’anno scorso i guru della finanza non avevano previsto, o per il ciclone Trump, sottovalutato da politici e sondaggisti, sta di fatto che è stato un comunista come Xi Jinping, numero uno della Cina popolare, a porsi, paradossalmente, come paladino del libero mercato e della globalizzazione. Verrebbe quasi da dire che non c’è più religione, perché è come se Stalin si fosse dichiarato credente e Roosevelt seguace di Marx. Ma non è tutto qui: il massimo esponente dell’Impero del drago ha addirittura offerto agli europei quella sponda che il nuovo corso della Casa Bianca sembra voler blindare dietro una politica nazionalista e protezionistica d’altri tempi.
Indubbiamente, dal punto di vista geopolitico è chiaro a tutti (forse non del tutto alle classi dirigenti occidentali) che la «Via della seta» si allarga a dismisura, mentre la «Rotta transatlantica» si è ridotta a un percorso ormai desueto. Nel frattempo, come tradizione alla vigilia di Davos, l’organizzazione britannica Oxfam ha reso noto il suo rapporto sulla povertà a livello planetario, spiegando che oggi, da qualche parte in giro per il mondo, ci sono otto personaggi i quali possiedono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone. Ma, scusate, questo vi sembra normale? Come possiamo parlare di lotta al terrorismo, di contrasto all’esclusione sociale, di pace tra i popoli, se non abbiamo il coraggio di levare la nostra indignazione? Qui non si tratta d’essere di destra, di centro o di sinistra, perché ormai le ideologie sono reperti archeologici, considerando che uno come Xi Jinping, ultimo discendente della dinastia di Mao Zedong, è diventato il primo paladino del capitalismo «2.0». Ma chi sono gli otto miliardari di cui sopra? Ecco i loro nomi: Bill Gates (75 miliardi di dollari), Amancio Ortega (67), Warren Buffett (60,8), Carlos Slim Helu (50), Jeff Bezos (45,2), Mark Zuckerberg (44,6), Larry Ellison (43,6), Michael Bloomberg (40).
Tale ricchezza, indecentemente concentrata nelle mani di questi Paperoni del terzo Millennio, è la riprova che l’attuale sistema economico finanziario mondiale è immorale, poiché favorisce e legittima l’accumulo di risorse da parte di un manipolo di nababbi ai danni dei più poveri, in maggioranza donne. Questo significa, come ha rilevato Oxfam, che i potenti del mondo continuano ad alimentare l’esclusione sociale, facendo ricorso all’evasione fiscale, massimizzando i profitti anche a costo di comprimere verso il basso i salari e usando il loro potere per influenzare la politica e finanziare l’economia. È in gioco, sia chiaro, l’effettiva destinazione universale dei beni. Ed è davvero illuminante l’interpretazione offerta dal Concilio Vaticano II, laddove leggiamo: «Dio ha destinato la Terra e tutto quello che essa contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli, e pertanto i beni creati devono equamente essere partecipati a tutti, secondo la regola della giustizia, inseparabile dalla carità» (GS, n. 69). Questo testo enuncia un fondamento di natura teologica: i beni della creazione divina sono, in linea di diritto, destinati a tutti, pertanto essi devono, di fatto, «essere partecipati a tutti» in modo equo. Ogni volta che così non è, si lede la giustizia e quindi la carità. Forse sarebbe ora che prendessimo sul serio il dettato conciliare, prima che sia troppo tardi.