«Il velo lo mettiamo in testa. Non dentro la testa» mi rivela Amina. Una donna più anziana sostiene che la bellezza di Algeri faceva dimenticare perfino la fatica e la povertà. Hanno ragione entrambe.
La prima volta si incontrano in collegio. L'una è studentessa di arabo. L'altra, di inglese. La prima svelata, la seconda velata. Una si chiama Laura Silvia ed è l'autrice, insieme alla disegnatrice Paola Cannatella, di questa graphic novel. L'altra è Jamila, la protagonista del reportage a fumetti, costruito su tre livelli e 144 pagine a colori da leggere tutte d'un fiato.
Antonia Arslan tiene ben saldo il filo che la lega stretta ormai da molti anni al «popolo scomparso», gli armeni, vittima di un genocidio nel 1915. L’ultimo suo libro, Lettera a una ragazza in Turchia, è forse quello più vicino a La Masseria delle allodole, romanzo sul genocidio tradotto in venti lingue e diventato anche un film dei Taviani.
Dalla Vergine Maria a santa Chiara, da Bartolomea Scrovegni a Costanza d’Este, le donne «abitano» da sempre la Basilica del Santo. In vista dell’8 marzo, un tour guidato ripercorre attraverso lapidi, iscrizioni e affreschi le loro storie.
Accanto alla mia scrivania a documentarsi, scherzare e confrontarsi su quello che accade nel mondo c’è sempre Valeria, collega e cara amica che, con il suo benestare, spero ora non me ne vorrà, ho negli anni soprannominato «Volpina». Ma chi è Valeria?
Nelle prime propaggini dell’Altopiano carsico, a una ventina di chilometri da Gorizia, riposa, abbracciato a file di cipressi e fronde di faggi, il Sacrario di Redipuglia.