Le categorie sono necessarie per affrontare una realtà sempre più complessa, ma non possono essere irrigidite: altrimenti si trasformano in stereotipi e pregiudizi, che anziché aiutarci a comprendere ci rendono ottusi.
Una vita di gioie e dolori, affetti e contrasti sempre nel segno della poesia. È la storia di Emily Dickinson (1830-1886) raccontata da Terence Davies nel film «A quiet passion» (Gran Bretagna, Belgio, Usa 2016).
Smita è un’intoccabile, una dalit, vive in un villaggio dell’Uttar Pradesh, in India, e ogni giorno raccoglie in una cesta gli escrementi di chi appartiene a caste più alte. Ultima tra gli ultimi, vive della carità che qualcuno le fa e mangia i topi che il marito cattura. Ha una figlia, Lalita, e per lei sogna una vita diversa. Giulia ha 20 anni e vive a Palermo. Lavora nel laboratorio del padre, dove si raccoglie la «cascatura» – i capelli tagliati o caduti delle donne siciliane – e si fanno parrucche e toupet.
Mai conosciuto una strega? Beh, Ritanna Armeni sì. E non è stato affatto spiacevole, anzi. La donna in questione si chiamava Irina Rakobolskaja, aveva 96 anni ed era l’ultima superstite di un gruppo di aviatrici sovietiche che, durante la Seconda guerra mondiale, sfidarono il Terzo Reich a bordo di biplani Polikarpov leggeri e silenziosi.
Rispetto di sé, dignità, formazione professionale. Questi gli ingredienti che stanno permettendo a un nutrito gruppo di giovani donne di progettare un futuro diverso per se stesse e per i loro figli. Accade a Ibagué, in Colombia.