29 Febbraio 2020

Donne, dono del cielo

Il mondo femminile è formato da protagoniste grandi, preziose, ostinate, necessarie e audaci, al punto da forzare Dio fino a fargli cambiare idea. Come racconta il Vangelo in più di un passo.
Nel Vangelo sono molti gli episodi al femminile.

©JeSuisLautre

Mi raccomando: non pretendete da me un’esattezza esegetica che non sarei in grado né di promettervi né di garantire. Perciò non prendete come oro colato i miei pensieri messi per iscritto in questa paginetta. Ma è tutta colpa del Vangelo se non posso che scoprirmi femminista! Non mi sembra di avere problemi di genere e neppure con il voto di castità, ma più che mai mi pare di avere bisogno di una donna. O, almeno, di riscoprire quanto le donne siano un dono del cielo: grandi, preziose, ostinate e necessarie. Persino audaci: e cioè capaci di forzare Dio fino a fargli cambiare idea. Le uniche, se ho letto bene nelle pagine del Vangelo.

Prendiamo, per esempio, l’innominata donna cananea, di cui ci raccontano gli evangelisti Matteo (15,21-28) e Marco (7,24-30). Le cose stanno così. Gesù ha appena concluso un discorso impegnativo e rivoluzionario. Almeno alle orecchie di farisei ed erodiani, in un’inedita alleanza contro di lui di due fazioni che in realtà solitamente si guardavano in cagnesco. E che avevano ben ragione ad avercela con Gesù, il quale con una battuta – ciò che esce dal cuore dell’uomo lo contamina e non il cibo – aveva buttato per aria antiche e consolidate regole e consuetudini, che del resto permettevano a ognuno di distinguere tra «noi» e «loro». Insomma, Gesù, al di là di etnie, culture, riti e fedi, fonda una nuova appartenenza religiosa: quella del cuore dell’uomo.

Bene. Ed ecco subito dopo un incontro, giusto in linea con questa novità evangelica testé proclamata: una donna cananea, e perciò non appartenente al popolo dell’alleanza, gli chiede aiuto per sua figlia posseduta dal demonio. Ma la risposta di Gesù è incredibilmente secca e scostante, tanto più che rimane, se pur metaforicamente, sul piano del cibo a cui ha appena accennato: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Che dici, Gesù?! Sei un voltagabbana? Offendi? Sennonché l’ostinatezza di quella madre forestiera e pagana letteralmente lo converte, facendogli cambiare posizione: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri».

Un altro caso, ancora nei Vangeli di Matteo e Marco. A un certo punto sembra proprio che Gesù si stanchi di fare miracoli, forse perché gli intasano la vita e le ore del giorno senza apparentemente rafforzarlo nella sua predicazione. Succede però, dopo un bel po’ di parabole e la liberazione dell’indemoniato gerasèno, che nel bel mezzo dell’ennesima scena concitata e affollata, un’altra donna, anch’essa senza nome ma di cui sappiamo «che aveva perdite di sangue da dodici anni», riesca a toccare di soppiatto il suo mantello, senza farsi scoprire ma costringendo Gesù a compiere nuovamente un miracolo e oltretutto, suo malgrado, senza nemmeno che gli fosse stato chiesto: «Chi ha toccato le mie vesti?» (Mc 5,25-34).

E, per concludere, un ultimo episodio al femminile, tanto famoso da non aver nemmeno bisogno di particolari spiegazioni. Trattasi niente di meno che di Maria di Nazaret, che al banchetto delle nozze di Cana, con attenzione tutta femminile ai dettagli, accortasi che è venuto a mancare il vino per la festa, «costringe» suo figlio Gesù, anch’egli tra gli invitati assieme ai suoi discepoli, ad anticipare in qualche modo la sua «ora», il momento cioè di manifestarsi per ciò che veramente è ed è venuto a compiere in nome del Padre: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Nonostante la prima risposta di Gesù a sua madre non avesse brillato certo per particolare educazione: «Donna, che vuoi da me?» (Gv 2,1-11).Viva le donne, quindi! Siate con gratitudine voi stesse. E perdonateci il poco riconoscimento e il male di cui, anche nella Chiesa, noi maschi siamo causa.

 

Data di aggiornamento: 29 Febbraio 2020
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