Oggi assistiamo a un’accelerazione della diffusione del vocabolario informatico nella lingua quotidiana, che rischia di trasformarla in una «neolingua» più oppressiva che liberante.
L’Africa ha il 30 per cento delle lingue del mondo, eppure se un intellettuale vuole accedere al mercato editoriale deve scrivere in una lingua europea.
Il dialogo è essenziale anche nel mondo del lavoro. Perché è un processo trasformativo di sé e del mondo circostante, che ci permette di non irrigidirci su posizioni conflittuali.
I proverbi sono stati spesso, in passato, voce corale di una saggezza popolare. Ma sono anche stati espressione di una visione più colta del mondo. E, oggi, che fine hanno fatto?
Il dialogo è faccenda estremamente seria, ricerca faticosa, umiltà. Comporta mettersi in gioco, nella consapevolezza che non esiste un mio o altrui bene contrapposto ad altri.