Convivere (e pure viaggiare) con il bipolarismo è possibile. Ce lo racconta nel dossier di febbraio Alessia Zama, che qualche anno fa ha creato il blog «Bipolarismo in viaggio».
Una vita «normale», fatta di gesti quotidiani e ripetitivi. Poi un giorno la routine si spezza. Accade qualcosa e l’esistenza viene stravolta. È capitato anche a Eugène Handschuh e a suo padre Oscar, i protagonisti di questa splendida graphic novel ambientata negli anni bui dell’Olocausto. Una storia colma di dolore, ma anche di speranza. «Un giorno le nostre vite cambiarono. Non pensavamo a ieri, e domani sarebbe anche potuto non arrivare mai. Dovevamo affrontare ciò che ci succedeva quel giorno.
È il titolo del film (in uscita nelle sale italiane il 30 gennaio) che Olivier Dahan ha dedicato alla statista di origini ebraiche. Ne abbiamo parlato direttamente col regista.
Un figlio che imbocca la strada del fanatismo, un padre che non lo riconosce più. E nel mezzo un divario generazionale apparentemente irrisolvibile. Sono i protagonisti del film «Noi e loro». Ne abbiamo parlato con le registe Muriel e Delphine Coulin.
Pittore e incisore giapponese vissuto a cavallo del XIX secolo, con le sue silografie policrome e i rotoli dipinti, Katsushika Hokusai rappresenta uno dei maggiori interpreti dell’ukiyo-e. Una grande mostra a Pisa ne celebra la carriera.
Avete presente il film Non ci resta che piangere (1984)? In particolare la scena in cui, all’avviso del sacerdote «Ricordati che devi morire», Massimo Troisi risponde: «Si, si, mo’ me lo segno»? Raramente una battuta sul tema è stata così azzeccata. Fin dall’antichità il memento mori ha sempre occupato la mente di studiosi e filosofi. Uno su tutti Platone, secondo cui tutta la filosofia consisteva nell’imparare a morire.