Tra le pieghe dell’orrore patito da milioni di internati nei lager sono nati canti e motivi musicali. Il maestro Francesco Lotoro ha ritrovato e raccolto 8 mila spartiti.
L’ultima metamorfosi di Matera le assegna il ruolo di «capitale europea della Cultura». Tutto è pronto. Anche i 2019 musicisti che suoneranno per le sue strade, alla cerimonia di apertura.
C’è un’Italia che non esiste più. Che oggi si può però ripercorrere attraverso la penna di un autore fecondo e a tratti trasgressivo come Giovanni Comisso. Viaggi nell’Italia perduta (a cura di Nicola De Cilia) è infatti un’antologia di scritti del grande autore trevigiano dedicati alla sua prima passione: il viaggio.
Sapeva far emergere da gesso, bronzo e marmo le passioni più recondite dell’animo umano. A cento anni dalla morte dello scultore parigino le sue opere restano insuperate. Come testimonia la mostra allestita a Treviso fino al 3 giugno.
Ogni ragazzo scappa di casa. Fisicamente o simbolicamente la fuga gli consente di arrivare fin sull’orlo del precipizio. Spellandosi mani e ginocchia, procurandosi ferite le cui cicatrici altro che si cancellano. Eppure l’unica speranza per sapere qualcosa di sé è provare a scappare per vedere il mondo che sta fuori e guardare oltre.
Un manoscritto di memorie nel cassetto di una scrivania. La convinzione che quelle pagine sarebbero sprecate se mai nessuno potrà leggerle. Inizia così il romanzo che Manuela Diliberto dedica «al caruso Angeleddu, d’anni tredici, ucciso dal suo picconiere con otto bastonate». Un’immagine forte che, nel libro, indurrà il protagonista a una scelta altrettanto decisa.