Viaggi nell’Italia perduta
C’è un’Italia che non esiste più. Che oggi si può però ripercorrere attraverso la penna di un autore fecondo e a tratti trasgressivo come Giovanni Comisso. Viaggi nell’Italia perduta (a cura di Nicola De Cilia) è infatti un’antologia di scritti del grande autore trevigiano dedicati alla sua prima passione: il viaggio.
Il libro «nasce dal desiderio di riunire in un ideale florilegio il meglio dei suoi racconti di viaggio lungo l’Italia, sparsi tra i suoi libri dagli anni Venti fino ai tardi Cinquanta, nella convinzione di offrire al lettore contemporaneo la possibilità di scoprire (o riscoprire) sia un Paese, sia un autore tra i più originali del nostro panorama letterario» spiega De Cilia nell’introduzione al volume.
Giovanni Comisso è oggi considerato uno dei principali scrittori italiani del primo Novecento. Personalità sfaccettata e inquieta, partecipò alla prima guerra mondiale e all’impresa di Fiume con D’Annunzio. Fece il libraio a Milano, fu avvocato e commerciante d’arte a Parigi, collaborò con De Pisis e Arturo Martini. Ma il suo vero «mestiere» fu quello di giornalista e inviato, anche per solidi quotidiani come il «Corriere della Sera». La sua è una scrittura istintiva e carnale, nella quale si respira appieno l’animo del ribelle. «Bisogna che vi adattiate, sarà una cosa dura, ma è così, a lasciarmi la gabbia aperta, perché io voglio vivere come voglio. Fuori di ogni legame civile e legislativo. Girerò, girerò molto. Sarò un battello ubriaco di golfi e di mari…» scriveva infatti il giovane Comisso ai genitori che lo avrebbero voluto avvocato, cercando di trasferire loro la sua vocazione a vivere in quella dimensione on the road che sentiva più di ogni altra appartenergli.
Ecco allora prendere corpo Viaggio in Toscana, Isola di laguna, Treviso, ma anche Malinconia a Napoli, In Sicilia e Verso la Sardegna per concludere con l’indimenticabile Non si può visitare l’Italia in macchina, dal quale chiarissimo emerge lo sguardo di Comisso sul mondo, uno sguardo dal basso, capace di mescolarsi ai poveri e agli emarginati di un’Italia rappezzata ma, all’epoca, in rinascita.