Essere fecondi non è solo generare vita biologica, ma coltivare la vita, custodirla e proteggerla. Ed è solo quando la nostra vita genera vita bella intorno a noi, ed è fertile per qualcun altro, che siamo davvero felici.
La tristezza, se coccolata a lungo, si installa nei meandri della mente e non se ne va più. E diventa sfiducia che genera disperazione, cioè la convinzione che non sia possibile un cammino verso la gioia.
Senza sogni la vita è piatta, senza desideri si blocca, senza immaginazione diviene il rendiconto di un contabile intento a strappare i fogli ingialliti dal calendario dell’esistenza.
È il tempo della grazia, il kairos. Quello nel quale Gesù vuole prendersi cura di noi. Quello che è pieno nella misura in cui è condiviso con gli altri.
Guardare alla disabilità, ma anche alla stessa vita, sotto la lente del difetto significa aprirsi al disordine da esso generato, per rintracciarvi l’incanto.