L’uomo che cammina con il vento
Spesso la paura ci incatena, soprattutto quando non si è disposti ad accettarla facendoci carico del possibile rischio o accogliendo la nostra naturale fragilità. Andrea Loreni, torinese di 48 anni, ha trovato però la chiave giusta per affrontarla, grazie alle sue imprese rocambolesche che lasciano chiunque con il fiato sospeso. Per lui il rischio fa parte della normale quotidianità, poiché di professione è funambolo. Ma questo suo stare sempre in bilico tra la vita e la morte lo ha aiutato a comprendere ciò che è veramente essenziale: Andrea, infatti, non si definisce un acrobata, ma una persona che sta compiendo un profondo cammino interiore, grazie al quale riesce a effettuare delle pericolose traversate a grandi altezze. Unico italiano specializzato in questa «disciplina», non ha paragoni nel suo campo. «Il cavo sospeso e la meditazione mi hanno insegnato che si può essere sereni nonostante qualsiasi paura – spiega Andrea –. In questi frangenti difficili, occorre infatti riconoscere il valore intrinseco presente dentro ognuno di noi».
Negli ultimi dieci anni, Andrea Loreni ha camminato in silenzio sopra l’acqua tumultuosa dei fiumi o si è mimetizzato tra le alte cime delle montagne. A volte ha deciso di passeggiare «tranquillamente» in piano, ma quando il bisogno di osare si faceva più forte, ha preferito le forti pendenze. In tutti i casi, ad accompagnare il suo passo leggero non è nient’altro che la vibrazione della fune tesa. E di passi finora ne ha fatti parecchi, sospeso nei cieli di Torino, Roma, Venezia e Firenze, e poi in Svizzera, Serbia, Israele, Thailandia e Giappone, sempre alla ricerca della libertà. «Lassù – confida – ho iniziato a comprendere la paura di morire, un sentimento che ci distrae dall’esistenza e da cui volevo liberarmi del tutto. Ho immaginato che, grazie al cavo, sarei potuto arrivare all’ultimo momento della mia vita senza quella paura, sereno di fronte alla morte. Ho imparato un’altra via per raggiungere la piena libertà e ho capito che si può essere pronti a fare il primo passo e poi il successivo e infine l’ultimo, nonostante la paura».
Accettare le fragilità
Essere un funambolo, per Andrea non è dunque semplicemente uno sport estremo: è piuttosto dare a se stesso la possibilità di superare qualunque incertezza e fragilità. «Camminare sospeso è un viaggio interiore, significa esplorare con curiosità territori nuovi, fuori e dentro di me, e per farlo cerco di superare anche il mio essere spaventato – spiega –. E infatti, quando ho davvero paura, allora decido di prendermi cura di me. Perché dal cavo non si può scappare via in un momento di crisi; puoi solo rallentare passi e respiro, muovendoti in sintonia con la situazione che stai vivendo». Questo «tocco di grazia» e tanto allenamento hanno permesso ad Andrea Loreni di ottenere un inaspettato record proprio durante la scorsa primavera, nei cieli di Milano. «Così come avevo promesso, ho camminato su un cavo sospeso nel cielo, a 140 metri di altezza, teso tra l’iconico e pluripremiato Bosco Verticale e l’UniCredit Tower, tra i grattacieli di Porta Nuova, ormai divenuto simbolo della città». Durante quest’ultima spettacolare impresa, Andrea ha firmato la più alta traversata mai realizzata in ambito urbano in Italia. «È stata un’avventura profonda, dove ho sentito il “respiro” del cavo».
L’equilibrio dell’anima
La passione non si limita però solamente alla fune immersa nel cielo, il bello è poterla comunicare e insegnare anche agli altri. Così, durante i suoi laboratori di equilibrio, e a quanto pare anche di disequilibrio, Andrea prepara i giovani a comprendere che il funambolismo non è soltanto una pratica sportiva, ma che è una disciplina che aiuta a trovare l’equilibrio in se stessi. I laboratori cominciano infatti con una breve camminata a occhi chiusi, che, stranamente, si rivela per tutti un’esperienza al di fuori della propria zona di comfort. L’invito è quello di fidarsi degli altri sensi e di se stessi, nonostante l’incertezza dell’ignoto. «I partecipanti possono fermarsi, chiedere un mio aiuto, sedersi per terra, l’importante è che non aprano mai gli occhi, altrimenti uscirebbero da quella zona che devono esplorare e non avrebbero più il tempo di familiarizzare con il buio e con i nuovi sensi attivati. Si tratta di rendere “nostro” e confortevole ciò che prima non lo era e, per farlo, bisogna frequentare quello spazio posto al limite», afferma Andrea. Soltanto dopo il superamento di questo limite, si è pronti a vivere l’emozione di un cavo penzolante, non per forza alle altezze da record che caratterizzano le imprese di Andrea, ma pur sempre con i piedi non più piantati per terra.
Per raggiungere i suoi risultati, Andrea Loreni ha anche scelto di praticare la meditazione zen, dopo una visita al monastero Sogen-Ji a Okayama, in Giappone, dove ha conosciuto il maestro Shodo Harada Roshi. «Ho trovato molti elementi in comune tra funambolismo e meditazione, soprattutto il senso di una pacata leggerezza. Entrambe le discipline richiedono di stare nel presente: certo, sul cavo se non sono nel qui, aperto a ogni piccolo avvenimento, il rischio è molto alto, mentre poggiato sul cuscino per la meditazione, se mi distraggo non corro rischi. Ma le esperienze sulla fune mi aiutano anche a essere presente nel momento della meditazione, così come nella vita di tutti i giorni». Per i tanti che lo conoscono, Andrea è un saggio filosofo dell’equilibrio, che ha scelto di unire l’utile al dilettevole, laureandosi anche in filosofia teoretica, ma preferendo alla cattedra una camminata tra le nuvole. «Ci poniamo tante domande sul nostro essere, sul senso e sui temi dell’esistenza, quali appunto la fragilità, la morte e la vita. Io, sospeso su quel cavo, riesco ad andare alla radice e a vivere totalmente la mia essenza», racconta.
Non è mai tempo perso
E se anche, nel mese di ottobre, l’ultimo tentativo di camminata su un cavo inclinato, effettuato per il superamento di un nuovo primato, non è andato a buon fine, per Andrea è stato comunque un momento importante, che lo ha caricato di tante nuove emozioni e di una nuova dose di coraggio: «Per me – confida – è stato ugualmente un successo, perché si è trattato di un momento autentico, vissuto e partecipato. Per arrivare a realizzare un tentativo del genere ci sono voluti mesi e mesi di preparazione, in cui ho condiviso tante esperienze, intuizioni, dubbi, sorrisi e incertezze. Tutto tempo perso? Sarebbe stato perso, anche a record stabilito, solo se non lo avessi vissuto. Quel tempo ha avuto valore perché è stata vita, non per l’esito del tentativo».
La storia di questa profonda passione, Andrea Loreni l’ha raccontata nel suo libro Breve corso di funambolismo per chi cammina col vento. Sette passi per attraversare la vita. «Lasciamoci liberi di essere quello che siamo, anche e forse soprattutto degli esseri spaventati, fragili ed esposti – spiega Andrea in queste pagine –. E come tali trattiamoci, come faremo con un figlio che piange, che è appena caduto per la prima volta e si è reso conto che ci si può fare male. Prendiamoci cura di noi, con tenerezza, gentilezza e pace. Perché il nostro è un mondo pieno di fragilità, nonostante abbiamo i piedi piantati per terra, siamo sempre troppo esposti alle miserie, anche quelle dello spirito, ai conflitti, soprattutto quelli interiori, sempre più incapaci di relazionarci in modo sano all’altro».
Nel frattempo Andrea Loreni continua il suo percorso, con un’unica certezza nel cuore: credere di poter controllare la vita è un’illusione, ci si può solo adattare cercando di fare del proprio meglio. «Perché – conclude – non possiamo controllare il vento, l’umiltà, il volo degli uccelli, l’umore della gente, ma si può provare ad armonizzarli, scegliendo l’alternativa ai piedi piantati per terra. Io che cammino con il vento, ho scelto le nuvole».
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